Visionary Days è un’idea che è diventata un evento, che è diventato una community. È un progetto creato dai giovani per i giovani che nasce l’anno scorso, quasi per gioco, al Politecnico di Torino.
Ha un format particolare perché ispirato alla fusione ideale tra un TED e un hackathon: i partecipanti – già 400 in una prima edizione di evidente successo – si dividono in diversi tavoli che circondano un palco centrale rotondo dal quale, nel corso della giornata, si susseguono gli speaker invitati che propongono una serie di riflessioni, domande e stimoli intorno a un argomento principale. Ma i talk sono la scintilla da cui parte il vero dibattito, quello tra i ragazzi divisi nei vari tavoli – nemmeno la loro disposizione è lasciata al caso perché i posti sono volutamente assegnati dagli organizzatori in modo da mettere insieme i profili più distanti tra loro – e l’esito del loro confronto, alla fine di ogni sessione, viene inviato alla redazione di Visionary che, tra mille peripezie, stampa in tempo reale un libricino – chiamato Manifesto dinamico – che si traduce nel simbolo fisico dell’arricchimento condiviso durante la giornata.
Chi entra a far parte di Visionary Days sa di per certo che entrerà con la sua idea di Futuro – che è il tema cardine dell’iniziativa – e che uscirà con quella di tutte le altre 400 persone che erano lì.
«L’anno scorso – ci racconta Carmelo Traina, fondatore di Visionary – il primissimo Manifesto stampato me l’hanno nascosto dentro un cartone di pizza per farmi una sorpresa e, beh, mi sono commosso: sembrava impossibile e invece ce la stavamo facendo davvero.»
Proattività e contaminazione sono le parole chiave di questo evento innovativo che il giorno 1 dicembre vedrà la sua seconda edizione ottimizzata e aumentata alle OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Torino.
Il senso generale di questo e degli altri eventi a margine che il team di Visionary organizza è riflettere sul modo in cui la generazione dei nostri giovani pensa al Futuro. È l’opportunità di acquisire consapevolezza in modo efficace e attivo rispetto ai cambiamenti che le innovazioni hanno comportato nella comunicazione e nella nostra vita in generale. È avere la voglia e il coraggio di farsi delle domande – anche quelle che possono sembrare utopiche o impossibili come, ad esempio, su come dovrebbe essere secondo noi il mondo di domani – guardandosi negli occhi e intrecciando le idee: sui social, dove la community di Visionary non smette di aumentare e generare e ispirare altre realtà, ma soprattutto offline, di persona.
Perché per parlare del nostro futuro bisogna in primo luogo parlare.
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