Il valore delle fonti: 7 regole per chi scrive

Partiamo da questo assunto, tanto semplice e al contempo fondamentale: chiunque scriva ha il dovere di verificare le fonti da cui attinge. Ha l’obbligo di verificarle prima e di menzionarle poi.

*di Valentina Falcinelli

Ho iniziato dicendo che questo assunto è semplice, eppure oggi la facilità con cui è possibile pubblicare contenuti ha abbattuto qualunque tipo di barriera. Compresa quella dell’etica professionale, purtroppo. Un content editor o un blogger non sono giornalisti, è vero, ma dovrebbero comunque seguire delle regole, regole dettate da quello che potremmo banalmente definire “buon senso” o rispetto, se vogliamo. Queste norme, per i giornalisti, sono state messe nero su bianco all’interno del “Testo unico dei doveri di un giornalista”. A proposito di fonti, per esempio, nell’articolo 9 sui doveri in tema di rettifica e di rispetto delle fonti del testo sopraccitato, si legge: Perché un blogger o un content editor non dovrebbero attenersi a regole simili a queste? La mia è una domanda retorica; la risposta non la conosco, amici miei. Posso solo ipotizzarla: pigrizia, mancanza di professionalità, di etica, di rispetto verso il mestiere e verso il lettore. Ora voglio parlarvi di quello che, a mio parere, dovrebbe essere il modo corretto di lavorare anche per un blogger o un content editor.

Non tutte le fonti sono (vere) fonti

Oggi, chi si occupa di redazione di contenuti aziendali, spesso crede che Google offra sempre fonti autorevoli. Primo errore. Non tutte le fonti, infatti, sono vere fonti. Prendiamo Wikipedia, per esempio: possiamo considerare questo sito una fonte autorevole? No, non direi. Spesso le note delle voci di Wikipedia sono più autorevoli della voce stessa. Prima di tutto, quindi, bisognerebbe maturare sensibilità e intelligenza per capire quali fonti ritenere tali. Bisognerebbe capire che autorevolezza e fama di un sito – o posizionamento di una pagina in cima alla Serp di Google – sono due cose completamente diverse.

Quali fonti sono davvero autorevoli?

Sottolineata l’importanza di non prendere per fonte autorevole il primo sito proposto da Google per una data query, veniamo al secondo punto: quali fonti possiamo considerare autorevoli? Vi faccio qualche esempio. Voglio informarmi su temi che riguardano la lingua italiana? Bene, allora per me la fonte più autorevole è il sito dell’Accademia della Crusca. Il perché è presto detto: la Crusca è una delle maggiori istituzioni linguistiche, non solo d’Italia, ma del mondo. E se avessi bisogno di scrivere dei pezzi per il settore turistico? La fonte che considererei autorevole sarebbero le guide Lonely Planet, oppure la mia esperienza diretta o, ancora, informazioni trovate contattando, che so, ambasciate, comuni… E, ancora, se dovessi redigere dei blog post per un cliente che si occupa di salute, considererei autorevoli siti delle associazioni (es. Associazione chiropratica italiana), ricerche universitarie, testi medico-scientifici pubblicati da case editrici…

Le fonti vanno menzionate

Non basta scrivere “Secondo alcune ricerche…”. Se consideriamo alcune ricerche una fonte per noi, be’ allora dobbiamo specificare di quali ricerche stiamo parlando. Se estrapoliamo una frase da un libro, dobbiamo inserirla tra virgolette e menzionare la fonte da cui l’abbiamo ricavata. Insomma, il succo è questo: dopo aver ricercato e verificato le fonti, non dobbiamo mai dimenticarci di citarle. Come? Possiamo usare le note anche sul web: basta inserire un numero (1), come ho appena fatto, e riportarlo alla fine della pagina; possiamo usare delle semplici parentesi e scrivere al loro interno, così per esempio (Fonte: Digitalic, n° 62).

Le 7 regole per chi scrive

Chiunque legga dei testi, sul web e non, ha il diritto di sapere che sono veritieri; chiunque scriva, ha il diritto di verificare la correttezza delle fonti scelte. Il lettore va trattato con rispetto. Sempre. Chi scrive può seguire queste 7 regole. Uno scrittore che rispetta le fonti:

rettifica, anche in assenza di specifica richiesta, con tempestività e appropriato rilievo, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate;

non dà notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza garantire opportunità di replica. Nel caso in cui ciò si riveli impossibile, ne informa il pubblico;

verifica, prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia che ne sia a conoscenza l’interessato. Se non fosse possibile ne informa il pubblico;

controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità;

rispetta il segreto professionale e  dà notizia di tale circostanza nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate; in tutti gli altri casi le cita sempre e tale obbligo persiste anche quando si usino materiali – testi, immagini, sonoro – delle agenzie, di altri mezzi d’informazione o dei social network;

non accetta condizionamenti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione;

non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento.

*Valentina Falcinelli: direttore creativo di pennamontata, agenzia specializzata in copywriting e content marketing, Valentina si occupa di scrittura in tutte le salse. Formazione compresa. Lavora con piccoli e grandi brand per aiutarli a trovare la propria personalità con le parole. Di sé dice: “So scrivere senza guardare la tastiera, ma non so guardare la tastiera senza scrivere”.


Il valore delle fonti: 7 regole per chi scrive - Ultima modifica: 2017-07-30T08:00:05+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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