La tecnologia rende i lavoratori meno produttivi, li distare. Lo sostiene una ricerca condotta dal gigante del software, Microsoft. Molti dei 20.000 lavoratori europei interpellati hanno affermato che un flusso costante di e-mail, messaggi e notifiche impedisce la concentrazione. Vale sia per i dipendenti in azienda, sia per i remote worker.
Altri hanno detto che il modo in cui il loro datore di lavoro ha implementato la tecnologia ha impedito loro di essere più produttivi. Un esperto ha affermato che molti dipendenti soffrono alti livelli di technostress.
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Il rapporto, che ha preso in esame le opinioni in 21 nazioni europee, ha rilevato che solo l’11,4% dei lavoratori europei ha dichiarato di sentirsi molto produttivo. “I lavoratori moderni hanno a disposizione una grande quantità di tecnologia”, afferma il rapporto, “ma questa disponibilità non si traduce necessariamente in produttività”. La quantità infinita di aggiornamenti e notifiche provenienti dai social media ha reso i lavoratori meno produttivi, afferma la ricerca, così come altri fattori legati alla tecnologia.
Microsoft ha sottolineato i pericoli della “connettività costante” che ha generato l’aspettativa che il personale avrebbe dovuto rispondere a tutte le ore a messaggi e altre richieste.
Questi regimi di “flessibilità lavorativa” adottati da molte aziende spesso si basavano sul presupposto che le persone che lavoravano più a lungo sarebbero state più produttive.
Microsoft suggerisce che una corretta “cultura digitale” in azienda potrebbe migliorare la produttività dei lavoratori e aiutarli a sentirsi più coinvolti. Gli strumenti si limitano ad essere tali, è l’uso che ne facciamo a decretarne la loro influenza all’interno delle nostre vite.
Una cultura digitale copre anche il modo in cui un’azienda vede e utilizza la tecnologia. Ciò comporta che le organizzazioni sappiano cosa vogliono fare con il software e i sistemi da loro adottati e debbano fornire allo staff una formazione adeguata e aiuto per utilizzare al meglio la tecnologia.
La ricerca ha sottolineato anche una serie di “condizioni di supporto” che consentono alle persone di ottenere il massimo dalla tecnologia. Queste includono anche i tempi opportuni di risposta alle email
“Sono le conseguenze indesiderate quelle a cui devi pensare quando dispieghi la tecnologia” in azienda, ha affermato Sir Cary Cooper, professore di psicologia organizzativa presso la Manchester Business School, che ha scritto molto di technostress .
“Non vogliamo eliminare la tecnologia, ma non abbiamo sviluppato linee guida sufficientemente buone riguardo a un suo uso produttivo”, ha sostenuto Sir Cooper.
“C’è ora un intero campo di studio chiamato ‘technostress’ nelle scienze gestionali”, ha detto Sir Cary parlando alla BBC, dicendo che si trattava delle conseguenze negative dell’adozione di nuovi sistemi o software per computer.
“Alcune tecnologie possono sovraccaricare le persone e rendere i lavoratori meno produttivi perché ne vengono sopraffatti”.
Sir Cary ha affermato che l’email è risultata “la seconda problematica più dannosa” delle grandi aziende membri del Forum Nazionale Britannico per la Salute e il Benessere sul Lavoro.
Dando ormai questo fattore per assodato, molte aziende hanno introdotto regole e limiti di orari per quando possono essere inviate le email, nel tentativo di alleggerire il carico sui lavoratori.
“La produttività viene dallo scambio creativo”, ha affermato Sir Cary, “non viene da persone sedute davanti a macchine che inviano email.”
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