L’andamento dei crimini informatici nei primi sei mesi 2018 non lascia spazio alle interpretazioni. Con 730 attacchi gravi registrati e analizzati, che corrispondono a una crescita del 31% rispetto al semestre precedente, il 2018 risulta l’anno della “cyber-insicurezza”.
I dati emergono dalla nuova edizione del Rapporto Clusit, l’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica, aggiornata a settembre 2018. Gli autori hanno evidenziato che, per numero di attacchi gravi e tipologia, il periodo sotto esame è stato il peggiore di sempre. In particolare, si è registrata una media di 122 attacchi gravi al mese (rispetto ai 94 al mese del 2017).
Il picco maggiore si è avuto nel febbraio 2018, con 139 attacchi: è il valore mensile in assoluto più alto negli ultimi 4 anni e mezzo.
Il cybercrime è stato la causa dell’80% degli attacchi informatici a livello globale, risultando in crescita del 35% rispetto all’ultimo semestre 2017. Ad aumentare maggiormente – del 69% rispetto ai sei mesi precedenti – sono però le attività riferibili al cyber espionage.
I crimini informatici sono saliti percentualmente a tre cifre nel settore Automotive, che segna +200%; a tre cifre anche la crescita degli attacchi in ambito Research/Education, con +128%.
Segue il segmento Hospitability: hotel, ristoranti, residence hanno subito da gennaio a giugno 2018 il 69% di attacchi in più rispetto agli ultimi sei mesi 2017. In crescita anche i crimini nei settori Sanità (+62%), nelle Istituzioni (+52%), nei servizi online/Cloud (+52%) e nella consulenza (+50%).
Gli esperti Clusit hanno analizzato le tecniche utilizzate dai cybercriminali per colpire i propri bersagli. A crescere maggiormente in percentuale è l’utilizzo di vulnerabilità 0-day (+140%rispetto agli ultimi sei mesi del 2017). Importante anche l’aumento della categoria Apt, che fa segnare un +48%.
È tuttavia il Malware “semplice” – prodotto industrialmente a costi sempre decrescenti – il vettore più utilizzato (40% del totale degli attacchi). Aegna un incremento del 22% nei primi sei mesi 2018 rispetto al 2017. Ransomware e Cryptominers, compresi nella categoria, ne rappresentano il 43%. In particolare, i Cryptominers, quasi inesistenti fino al 2016, sono stati utilizzati nel 22% degli attacchi realizzati tramite malware (erano il 7% nel 2017), superando di poco i Ransomware (+21%), a dimostrazione della dinamicità degli attaccanti, capaci di creare nuove minacce e cambiare “modello di business” in maniera molto rapida, a fronte di una velocità di reazione ancora troppo limitata da parte dei difensori. Sono sempre molto utilizzate le tecniche di Phishing e Social Engineering, in aumento del 22%.
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