Ecco la classifica dei Paesi più digitali del mondo, le nazioni più tecnologicamente avanzate della Terra. In collaborazione con Fletcher School, Tufts University e Mastercard, il World Economic Forum ha creato il Digital Evolution Index e analizzato l’evoluzione digitale in 60 paesi, valutando circa 170 indicatori.
È nata così una mappa, che divide il mondo in quattro zone in base a diverse caratteristiche, alla diffusione delle tecnologie digitali, dei social ecc. Le 4 aree della mappa sono: Stand Out, Stall Out, Break Out, Watch Out e classificano i Paesi più digitali in base alla diffusione, sviluppo e investimento nel digitale. Alcuni paesi rientrano in più di una zona, al confine, proprio come l’Italia.
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i paesi di questa categoria sono digitalmente avanzati, guidano l’innovazione. Generano nuova domanda, continuano a evolvere. Sono i Paesi più digitali.
paesi con un alto tasso di avanzamento digitale, si sforzano per reinventarsi e favorire l’innovazione. I primi cinque nomi in questa lista sono: Norvegia, Svezia, Svizzera, Danimarca, Finlandia.
paesi che al momento hanno un basso tasso di digitalizzazione ma evolvono rapidamente. La loro voglia di crescere li rende particolarmente attraenti agli occhi degli investitori. Hanno il potenziale per diventare paesi Stand Out in futuro, con Cina, Malesia, Bolivia, Kenya e Russa in cima alla lista.
le nazioni con il più basso tasso di digitalizzazione e il più lento impulso di sviluppo. Alcune stanno lavorando per colmare il loro gap culturale e di infrastrutture, per prima cosa migliorando l’accesso a Internet grazie ai dispositivi mobili.
Due delle più importanti economie del mondo, Usa e Germania, sono al confine tra le zone Stand Out e Stall Out, così come il Giappone, posizionato lì vicino. Sarà essenziale per loro guardare alle nazioni che si muovono velocemente e mettere in campo policy che favoriscano l’innovazione. Emerge anche che il Regno Unito risulta essere digitalmente più ricettivo dei paesi dell’eurozona.
La regione più frizzante secondo il Digital Evolution Index risulta essere l’Asia, con Cina e Malesia in testa. Si prevedono forti investimenti e avventure imprenditoriali in queste regioni, servirà però il supporto delle istituzioni politiche.
In India sono state tante le iniziative legate alla digitalizzazione, inclusa la campagna Digital India e la spinta verso i pagamenti digitali. Anche se sono necessarie ulteriori evoluzioni.
In Africa, le due economie principali, Nigeria e Sud Africa, si trovano rispettivamente nelle zone Break Out e Watch Out. In America Latina danno l’esempio Colombia e Bolivia.
L’analisi dell’evoluzione digitale ha implicazioni sia nel settore pubblico che in quello privato e nel modo di esplorare lo stato delle economie digitali nel mondo.
Per prima cosa, dal Digital Evolution Index emerge il fatto che il supporto della politica e le policy statali sono essenziali al successo delle economie digitali. L’Europa in questo senso mette in campo forti policy, e così fanno I governi di paesi dinamici come Singapore e Nuova Zelanda e di alcune realtà nella zona Break Out (Cina, Malesia e Arabia Saudita).
Negli Usa il dibattito politico non è al passo con le attività delle grandi aziende di tecnologia americane, che dominano in tutto il mondo. Servirebbe più integrazione tra pubblico e privato, investimenti in competenze digitali e in infrastrutture.
La dimensione dei paesi è un altro fattore determinante. Le nazioni piccole con istituzioni forti si dimostrano pronte a innovare e a diventare hub digitali: Hong Kong, Singapore, UK ed Estonia sono esempi di successo.
E L’italia dove sta in questa mappa? Cercatela bene, è al centro quasi perfetto della mappa, a metà strada su tutto: non è in una posizione avanzata sull’innovazione, ma neanche arretrata, fa qualcosa per il digitale ma non molto. Siamo un po’ nella posizione degli Ignavi di Dante, non facciano del bene agli aspetti digitali del Paese, ma neanche tanto del male. Per Dante era un peccato grave, ma non è Dante che giudica l’evoluzione digitale del nostro Paese, siamo noi tutti.
Sono passati 20 anni da quando Sergey Brin e Larry Page hanno registrato il nome dominio google.com e 10 anni da quando Steve ha presentato l’iPhone. In poco tempo le tecnologie digitali hanno cambiato il mondo.
Il World Economic Forum ha introdotto nel 2015 il Digital Evolution Index per misurare l’evoluzione digitale del pianeta. Emerge che ci sono posti nel mondo in cui i cambiamenti avvengono rapidamente, altri in cui il digitale prende piede più lentamente (nel report c’è la classifica integrale).
Il panorama digitale di oggi si caratterizza per cinque aspetti principali. Il primo: la tecnologia digitale si diffonde velocemente. Ci sono sempre più connessioni mobile nel pianeta, sono più le persone che hanno accesso a uno smartphone di quelle che hanno il bagno. Mentre sempre più persone beneficiano dell’accesso all’informazione e alla comunicazione, aumentano anche i cyber crimini e il loro impatto negativo.
Le grandi aziende della tecnologia hanno un enorme potere di mercato. Apple, Alphabet, Microsoft, Amazon e Facebook sono le cinque aziende che valgono di più al mondo. La prima azienda non americana in classifica è, al settimo posto, il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba Group. Queste realtà dedicano grandi risorse all’innovazione e contribuiscono alla diffusione e all’adozione dei prodotti digitali.
Le tecnologie digitali cambieranno il mondo del lavoro. Automazione, big data e intelligenza artificiale renderanno le tecnologie digitali parte fondamentale nel 50% delle professioni.
Il mercato digitale è variegato. Ad esempio la Cina ha 721 milioni di persone che utilizzano Internet, l’India 462 milioni, l’Unione Europea 412 milioni. Il panorama è frammentato, tra lingue e policy differenti. In molti paesi alcuni siti o aziende sono bloccate, l’accesso al digitale non è uniforme.
L’e-commerce cresce ma continua a convivere con il retail tradizionale e con il pagamento cash. Le aspettative sono che le vendite e-commerce raggiungano i $4 miliardi entro il 2020, circa il doppio di quello che sono oggi. Il cash però continua a ricoprire un ruolo importante. Nel 2013 l’85% delle transazioni nel mondo sono state pagate in contanti. In Europa il 75% dei punti di pagamento prevede l’utilizzo di contanti e anche i paesi in via di sviluppo sono cash-dipendenti. In Malesia, Perù ed Egitto solo l’1% delle transazioni non avviene in contanti. Anche in India l’esperimento di demonetizzazione non ha avuto successo.
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