Maxi-Multa Google Ricorso in appello
Maxi-Multa Google non ci sta e ha fatto ricorso in appello contro la multa di €2,4 miliardi dell’Unione Europea . Secondo Bruxelles il gigante tecnologico avrebbe abusato della sua posizione dominante, manipolando i risultati del motore di ricerca al fine di favorire il suo servizio di comparazione per gli acquisti. Google però non si arrende: il motore di ricerca più popolare al mondo ha risposto facendo ricorso in appello contro la multa imposta dall’Unione Europea per un illecito definito come “un’illegalità di vecchia scuola”.
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Ci si aspetta che la corte generale con base in Lussemburgo impiegherà probabilmente alcuni anni prima di arrivare a una decisione in merito al non sorprendente ricorso in appello di Google. Il gigante della Silicon Valley aveva già risposto con un “rispettoso” diverso punto di vista in merito alle argomentazioni a sostegno della multa.
Un portavoce della Commissione ha commentato: “La Commissione difenderà la sua decisione nella corte.”
A giugno, la rappresentante dell’UE, responsabile delle policy sulla competizione, la commissaria Margrethe Vestager (nella foto), ha sostenuto che Google, l’unità della compagnia madre Alphabet, avesse artificialmente e illegalmente promosso il suo servizio di comparazione dei prezzi nelle ricerche, negando sia ai propri utenti una reale scelta, che alle aziende rivali la possibilità di competere efficacemente.
“Quello che Google ha fatto è illegale per le norme antitrust dell’UE,” ha affermato Vestager, e “ha precluso ad altre aziende l’occasione di competere sui meriti e di innovare. Ancora più importante, inoltre, è che ha precluso ai consumatori europei una genuina possibilità di scelta fra servizi e la pienezza dei benefici dell’innovazione,” ha proseguito.
Bruxelles sostiene che l’abuso di posizione dominante abbia generato ingente traffico verso il servizio di shopping di Google per una crescita lampo di 45 volte superiore alla norma nel Regno Unito, 35 in Germania e 19 volte in Francia.
La Commissione, che ha ordinato a Google di interrompere questa pratica entro il 28 settembre, sta studiando l’attuale proposta della compagnia in merito a come tecnicamente obbedire a quest’ordine dell’UE. Una portavoce della corte generale in Lussemburgo ha comunicato che Google non ha richiesto un’ordinanza temporanea per sospendere la decisione dell’Unione Europea, lasciando la società quindi potenzialmente soggetta a multe per ogni giorno di attesa prima dell’effettiva modifica del suo modus operando con il motore di ricerca.
Il gruppo di lobby FairSearch, i cui membri includono rivali di Google, come il sito britannico di comparazione per gli acquisti Foundem e il sito di viaggi TripAdvisor, ha affermato che la decisione dell’UE è stata saggia. “La decisione della Commissione poggia su basi solide, sia legalmente che nei fatti e ci aspettiamo che vinca l’appello,” ha affermato l’avvocato di FairSearch Thomas Vinje.
La multa applicata dalla Commissione di €2.424.495.000 tiene, a quanto detto, in considerazione la “durata e la gravità dell’infrazione” ed è stata conteggiata sulla base dei profitti generati dal servizio di comparazione per gli acquisti nei 13 paesi dove ha operato con condotta illecita.
Google potrebbe sperare in una inaspettata svolta per via della decisione della Corte Europea di settimana scorsa quando ha ordinato a un tribunale inferiore di riesaminare l’appello di Intel contro la multa di €1,06 miliardi, l’esempio immediatamente precedente di caso anti-trust.
Il caso di Google è differente, ma il giudizio è stato accolto positivamente da compagnie sotto l’esame dell’Unione Europea, perché rende le cose più difficili al regolatore nel dover dimostrare le attività non consentite.
L’UE sta al momento anche investigando su come Google abbia, forse, estromesso i suoi rivali dalla pubblicità nelle ricerche online e dai dispositivi che portano il suo sistema operativo Android.
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