* di Matteo Ranzi
“Io non ho nulla a che fare, in fondo, con i vestiti; ho a che fare con la comunicazione, le cose, l’innovazione”. Dopo di lui la moda, nel mondo, non è stata più la stessa e ciò che indossiamo oggi ha almeno una componente che lui aveva già pensato, come sosteneva Franca Sozzani quando era alla guida di Vogue Italia. Il giovane designer Massimo Osti inizia negli anni ’70 a progettare capi d’abbigliamento e processi produttivi totalmente fuori dagli schemi. Prende una stampante e stampa sulle t-shirt, una cosa mai vista prima. Inventa il tinto in capo: lavorazione unica al mondo che prevede la tintura al termine del confezionamento del vestito e permette di ottenere colorazioni con sfumature mai viste. Lavora sempre da solo, con calma e concentrazione assolute.
Sperimentando di continuo prende “cose che non c’entrano nulla” e le trasforma in vestiti da streetwear. Una tenda da doccia, i piumini degli alpinisti, capi da militare, teli di copertura di camion: li studia, li sottopone a esperimenti infiniti e ne tira fuori capi unici che puntualmente tanti altri brand cercano di imitare subito dopo. Nel 1982 dalla bussola della sua barca a vela e da un libro di Conrad tira fuori uno dei più forti love brand dagli ’80 a oggi: Stone Island. “Incredibile che una persona possa trasmettere tante informazioni, conoscenze, passione ed energia…” ricorda Aitor Throup (designer). Il suo successo non è dovuto solo ai colpi di genio. Il segreto sta in altri ingredienti. Perché Massimo è un uomo che studia e sperimenta senza sosta. Analizza e misura i fallimenti della sua attività per capire come migliorare, con costanza, passione quasi ossessiva e concedendosi solo un paio di brevi pause l’anno. Il suo apparente casino creativo ha un ordine preciso, un metodo. Questo gli permette, in 35 anni di carriera, di raggiungere risultati che forse non sperava nemmeno lui. Lui che diceva di non avere nulla a che vedere con la moda, l’ha rivoluzionata. Ecco, tu che pensi magari di avere dei limiti nelle tue attività comunicative, potresti avere esiti simili a Massimo.
Passione e creatività sono nulla senza studio, sperimentazione, applicazione, misurazione e metodo. È solo studiando, sperimentando, misurando e applicandoti per migliorare con costanza che puoi ottenere in Facebook risultati da “Pertinenza 10”, 15 volte i download attuali di un documento dal tuo sito, partecipazioni mai viste ai tuoi eventi e 60.000 view di un video.
Se invece, come fa il 95% di chi si occupa marketing dell’Ict, una e-mail è per te solo l’ennesima seccatura da far uscire in fretta perché “tanto non c’è mai tempo”, allora “Questo è culo Gaia…” è la speranza in cui riporre la sorte delle tue performance. Io scelgo Massimo Osti, tu?
*A 13 anni decide: da grande avrà un’agenzia pubblicitaria, come Guido Nicheli nel film “Yuppies”. Nel 2000 si laurea in Bocconi ed entra in Ingram Micro. In meno di 3 anni diventa il più giovane Business Manager della distribuzione Ict e 2 anni più tardi è alla guida del Trade Marketing. Maggio 2009, il momento è arrivato: firma le carte dal notaio e fonda Mille Ottani, l’agenzia marketing di cui è titolare. Negli anni successivi oltre 60 tra Vendor, Distributori e Rivenditori lo scelgono per prendersi cura della loro comunicazione e per realizzare progetti innovativi come “Futura”. La sua passione sono le auto. Vorrebbe guidarle tutte. Anche la tua. E nel suo studio ha appeso un quadro con Guido Nicheli, da cui prende ispirazione ogni giorno per creare le sue mucche viola.
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