Siamo sempre connesse, i dispositivi tecnologici per lavorare in mobilità ci sono (smartphone, tablet, phablet, notebook) ma la maggior parte degli Italiani si sposta quotidianamente per arrivare al lavoro senza mettere in discussione questa “abitudine”.
Emerge da una ricerca commissionata da Citrix Italia a ContactLab in occasione della Giornata del Lavoro Agile promossa dal Comune di Milano per il 25 marzo.
L’81% del campione intervistato sarebbe interessato a una forma di lavoro agile; solo il 19% svolge le proprie mansioni da casa o da remoto; il 48% teme di non avere a disposizioni strumenti adeguati.
Il motivo di questi risultati è da ricercarsi in primis nelle resistenze a livello culturale da parte delle aziende. Sono poche (meno del 10%) in Italia le realtà che prevedono la modalità di lavoro agile o smart per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla mansione svolta o da situazioni lavorative particolari. Le cose cambiano soltanto nel momento in cui si verificano casi particolari: in questo caso, il 32% delle aziende è incline a trovare una soluzione. Nel percepito generale infatti il lavoro agile è legato a situazioni personali o di tipo familiare. A dimostrazione di questo, le figure considerate più adatte a usufruirne sono i genitori con figli piccoli (62%), le donne in generale (60%) e le mamme con figli piccoli (59%). Tale percepito è confermato dall’ambito in cui si concretizza lo svolgimento del lavoro in modalità smart o agile che è al 67% domestico.
Le persone che hanno richiesto – senza ottenere – la possibilità di lavorare in modalità flessibile sono il 18% mentre all’interno delle aziende per cui lo smart working è possibile, il 50% dei lavoratori sta usufruendo di questa possibilità, anche se con una bassa frequenza media (9 volte al mese).
In realtà, seppure limitato nella sua diffusione, il lavoro da casa o comunque da remoto genera un’esperienza molto positiva per chi usufruisce di questa possibilità: per il 78% dei lavoratori intervistati la condizione lavorativa è migliorata sensibilmente. I principali benefici percepiti sono legati alla dimensione del tempo per sé e per la famiglia: per l’87% è un’efficace modalità per ridurre il tempo perso per gli spostamenti; per l’86% è la soluzione per bilanciare al meglio lavoro e esigenze personali, per l’83% un modo per avere più tempo da dedicare a se stessi o agli altri.
Ma c’è anche un’altra faccia della medaglia: il 48% degli intervistati tema di non avere a disposizione strumenti altrettanto efficaci di quelli utilizzati in ufficio e una simile quota di rispondenti tema invece le difficoltà legate alla sfera relazionale (51%), più difficile da coltivare lontani dal luogo di lavoro. Il 54%, infine, teme che le distrazioni legate all’ambito familiare e domestico possano incidere negativamente sulla produttività e il 44% di non riuscire più a distinguere tra ambito lavorativo e sfera privata.
Cecilia Cantadore
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