Si chiama IFIIT l’indice di fiducia sugli investimenti in innovazione tecnologica che mensilmente tasta il polso alle aziende italiane. A giugno (rilevazioni maggio 2012) si registra una leggera flessione. L’indice scende a 33,50 punti dai 33,90 del mese precedente. Un dato che non sorprende vista la situazione di stallo complessiva, aggravata anche dai terremoti in Emilia-Romagna, che ha avuto l’effetto di bloccare alcune produzioni strategiche nei settori elettromedicale, della metalmeccanica e del packaging.
Le più propense a investire per migliorare gli aspetti produttivi e organizzativi sono le aziende fortemente orientate all’esportazione e all’internazionalizzazione. In particolare le filiere delle metalmeccanica, dell’energia e della sicurezza. In media, rispetto all’Indice, si collocano l’industria dei trasporti e delle telecomunicazioni. Stabilità anche nei comparti bancario-assicurativo, dalla chimica e dalla gomma. Al di sotto della media la propensione agli investimenti nei settori del commercio, dell’edilizia, le microimprese e gli studi professionali.
In tema di digital divide il sentiment resta sui livelli già conosciuti: due terzi delle imprese considerano il nostro Paese più arretrato rispetto alla situazione degli altri principali realtà più industrializzate ed economicamente evolute.
Rispetto alle aree geografiche, la propensione a investire in innovazione tecnologica resta su posizioni elevate in Lombardia e Nord-Ovest. Da rivedere la posizione in Emilia Romagna. Stabile con una tendenza al ribasso nel Nord-Est e in gran parte del Centro. Maggiori difficoltà in alcune aree nel Meridione.
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