L’ accesso a Internet per i rifugiati è importante quanto cibo, acqua e disporre di un tetto. E non è una provocazione: lo dicono le Nazioni Unite. Ci sono casi in cui i rifugiati rinuncerebbero al valore pari a cibo sufficiente per dieci giorni, pur di potersi permettere di avere a disposizione l’accesso alla rete.
Sono molti i rifugiati che considerano l’accesso a Internet di fondamentale importanza. I piani tariffari sono così costosi che molti di loro investono circa un terzo delle loro disponibilità per potersi connettere, secondo uno studio pubblicato dall’UN Refugee Agency (Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite). In molti sarebbero disposti a fare a meno del valore che coprirebbe dieci giorni di cibo pur di poter disporre della rete.
Secondo le Nazioni Unite (NU) l’ accesso a Internet e gli smartphone hanno consentito ai rifugiati di ottenere informazioni cruciali, spesso salvavita, e hanno reso possibili le comunicazioni con la famiglia, l’accesso a servizi essenziali e la possibilità di rimanere in contatto con le proprie comunità dislocate per le varie strutture d’emergenza o accoglienza.
Filippo Grandi, commissario delle NU per i rifugiati, ha commentato così lo studio “Nel mondo in cui viviamo, la connettività, Internet e gli smartphone possono significare un’autentica ancora di salvezza per i rifugiati. La connettività può aiutare concretamente perché offre possibilità ai rifugiati e li aiuta a prendere atto di nuove prospettive per il loro futuro, occasioni che gli verrebbero altrimenti negate”.
Sono 65 milioni i rifugiati scacciati dalle proprie case dai conflitti. È una condizione persino peggiore di quella che si era venuta a creare a seguito della Seconda Guerra Mondiale. Molti di loro si trovano a vivere in centri di accoglienza o di transito improvvisati, in condizioni al limite della sopravvivenza. Più di un milione provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Iraq e la loro lotta, in nome di una nuova vita lontana da bombardamenti e devastazioni, è stata oggetto di documentazione e monitoraggio anche grazie alla tecnologia e ai social media.
Il ruolo della tecnologia diventa di vitale importanza, attraverso gli smartphone si può trovare asilo, si comunica via Facebook e WhatsApp. In Svezia e in Finlandia la connettività ha permesso ai rifugiati di trovare un’occupazione, in Francia circa 400 persone si connettono ogni giorno ad una rete Wi-Fi messa a disposizione in un campo profughi.
Un esempio pratico per comprendere la vitale importanza del disporre di Internet per i rifugiati lo offre un keniota, il quale racconta quanto la rete sia stata utile per il trattamento di malori o malattie. I rifugiati non dispongono di mezzi di primo soccorso, ma grazie a Internet è possibile trovare istruzioni per far fronte a qualcuna delle emergenze, come provvedere a un bendaggio, soccorrere dopo uno svenimento e molto altro.
I rifugiati negli Stati Uniti, in Europa e in altri paesi sviluppati hanno la possibilità di connettersi in 2G, ma in altre parti del mondo, un quinto di loro non ha alcun tipo di copertura. In questo modo non esiste accesso alle informazioni, non esistono nemmeno possibilità di mantenere i contatti con familiari e amici.
La UN Refugee Agency ha richiesto ufficialmente 6 milioni di dollari in aiuti, con l’obiettivo di avere Internet per i rifugiati. l’Agenzia spera che questo appello venga accolto dalle aziende private e che nasca così una catena di aiuti. È avvenuto in Tanzania, dove la Vodacom, ha installato un ripetitore nei pressi di un campo profughi e ha offerto loro la connessione 3G. In questo modo si sono risolte molte delle problematiche legate all’ansia e isolamento che ricorrevano tra i rifugiati. Le società private potrebbero contribuire anche donando telefoni ai rifugiati, oppure mettere a disposizioni gamme di prodotti low-cost di pari passo alla fornitura della rete a condizioni agevolate. I privati sono essenziali e indispensabili per poter concepire interventi utili per favorire una connettività globale, connettività che non va considerata come un privilegio, ma un bene di prima necessità.
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