Il World Economic Forum ha stilato The Global Competitiveness Report (l’indice mondiale di competitività), uno studio che misura 140 economie attraverso 98 indicatori per determinare quanto un paese sia competitivo. Nello stilare la classifica, sono stati assegnati punteggi a fattori come la produttività e il sistema finanziario, ma anche ad aspetti quali il capitale umano, la resilienza, l’apertura e l’innovazione.
Gli Stati Uniti sono in testa alla classifica, seguiti da Singapore, Germania, Svizzera e Giappone. All’altro capo della scala, Haiti, Yemen e Ciad sono risultate le economie meno competitive. L’Italia è 31esima.
Gli Usa hanno ottenuto un punteggio di 85.6 su 100. La prima economia al mondo mostra anche evidenti limiti. Tra questi, si colloca al 46esimo posto per aspettativa di vita (67,7 anni), al quindicesimo per l’indipendenza giudiziaria e al sedicesimo per la corruzione.
Sul secondo gradino del podio c’è Singapore (83,5) che spicca soprattutto per tre fattori: apertura verso l’esterno, infrastrutture e sistema di trasporto, valutato il primo al mondo. Sebbene la fotografia scattata dall’organizzazione con sede a Ginevra evidenzi un’Europa meno competitiva rispetto all’Est asiatico e alle regioni del Pacifico, la Germania si posiziona terza.
L’economia tedesca è quella più performante dell’Ue, grazie soprattutto a innovazione (primo posto con 88 punti), dinamicità aziendale (82, seconda solo agli Stati Uniti) e salute (94). L’Italia è 31esima al mondo e 17esima in Europa. Il suo Pil risulta in crescita dell’1,5%, la percentuale più alta dalla crisi del 2008. Nonostante questo, tra le economie avanzate è quella che sta crescendo più lentamente.
I suoi punti di forza risultano essere le condizioni sanitarie (con 99,2 punti è sesta in classifica), le dimensioni di mercato (dodicesima con 79,1 punti), l’infrastruttura (che la rende 21esima con 83,1 punti) e la capacità di innovazione (22esima, 65,8 punti). Per migliorare ulteriormente, si potrebbe incrementare l’adozione di soluzioni Ict (attualmente a 60,4 punti), il settore privato potrebbe aprirsi maggiormente a nuovi modelli di business e idee disruptive (36,6 punti) e assumere un’attitudine al rischio più positiva (49,6 punti). La competitività italiana risulta essere penalizzata soprattutto dal sistema finanziario (49esima, 64,3 punti) e dalla PA (39,9 punti, 107esima posizione) che comportano risorse finanziare insufficienti e limitano l’accesso al capitale sia nel settore pubblico che in quello privato.
The Global Competitiveness Report (l’indice mondiale di competitività) l’Italia occupa la 31a posizione. Simao preceduti al 30° posto dal Qatar, al 29° la Repubblica Ceca, la Spagna è 26esima, l’Irlanda 23esima, la Franca al 17° posto. Quello che ci penalizza di più, secondo il World Economic Forum, sono le istituzioni (56 punti su 100) e l’ICT (la tecnologia) con 60 punti su 100, andiamo benissimo per quanto riguarda la salute ben 99 punti su 100.
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