AMP, Accelarated Mobile Pages, il progetto collaborativo di Google per accelerare il tempo di caricamento delle pagine web in modalità mobile – sta ottenendo un’interessante accelerazione. Relay Media, società fondata da un ex dipendente di Google che aveva sviluppato tecnologie per convertire pagine web al formato AMP, è stata acquisita da Google.
Relay Media ha annunciato sulla homepage e tramite LinkedIn la notizia ai suoi clienti. Google ha inoltre confermato la cosa, senza ancora rilasciare commenti a riguardo.
Almeno una persona di Relay Media risulta avere già un nuovo ruolo presso Google, ma, a quanto pare, il CEO non entrerà azienda.
“Rimango fuori da Google”, ha dichiarato il co-fondatore David Gehring . “Andrò a concentrarmi sull’incubazione di alcune idee in ambito AMP e a lavorare anche con la WEF su un progetto di disinformazione digitale e fake news”, ha proseguito Gehring.
Google sta chiudendo Relay Media , come previsto dall’accordo, ma continuerà ad utilizzare il servizio in quanto la tecnologia verrà trasferita sulla piattaforma di Google e i nuovi editori saranno posti in standby al momento.
“Siamo felici di annunciare che Google ha acquisito la tecnologia AMP Converter di Relay Media”, ha scritto l’azienda, e “Il servizio per i clienti attuali continuerà ininterrottamente mentre trasferiamo il convertitore AMP di Relay Media sulle infrastrutture di Google. Mettiamo in pausa i nuovi editori mentre ci concentriamo sullo sforzo di integrazione”.
La nota agli utenti esistenti è stata diffusa con un po’ più di dettagli: alcuni indirizzi di contatto per il supporto e l’indicazione che le nuove funzionalità AMP continueranno a essere supportate dal convertitore di Relay Media per ora, anche se con un avvertimento:
“non c’è una roadmap dettagliata di come il convertitore possa evolversi nel tempo, ma possiamo assicurarvi che se ci saranno cambiamenti, avrete almeno 90 giorni di preavviso in modo da potervi organizzare”. Coloro che continueranno ad usarlo saranno soggetti ai termini e ai criteri di privacy di Google.
È un interessante sviluppo per AMP, che Google sta costruendo nel corso degli ultimi anni in quanto cerca modi per dimostrare che il web mobile rimane un’alternativa valida per la creazione di applicazioni native. (Perché Google ottiene notevoli ricavi dalla ricerca con dispositivi mobili, quindi se più persone optano per utilizzare le applicazioni significa che meno persone optano per la ricerca mobile di Google.)
Il fatto che Google abbia acquisito Relay Media non è una gran sorpresa in realtà, poiché è difficile supporre che un modello di business che si basi esclusivamente sulla conversione di pagine per essere compatibili con la piattaforma che ha inventato e promuove le pagine AMP, non sia in qualche momento finalizzato a vendere il sistema a chi la conversione interessa maggiormente.
Originariamente rivolto alle pubblicazioni sul web, AMP si è recentemente esteso all’e-commerce e ad altri tipi di contenuti online. Google all’inizio di quest’anno ha dichiarato che AMP è stato utilizzato su più di 2 miliardi di pagine che coprono circa 900.000 domini.
La promessa di AMP è che le pagine che utilizzano la codifica possono essere caricate due volte più velocemente rispetto alle pagine usuali, portando ad un minore abbandono per impazienza da coloro che cercano di visitarle.
Il lato negativo per gli editori è che hanno meno controllo sull’aspetto di queste pagine e su come possono essere monetizzate. Una critica che è stata fatta alle pagine AMP (e le loro controparti su altri siti come gli articoli istantanei di Facebook) è che portano i lettori lontani dai domini dei publisher e sui domini di Google e quindi il traffico diventa più difficile da misurare.
Relay ha lanciato la sua attività legata alle pagine AMP nel maggio del 2016.
“In realtà vediamo correnti favorevoli, tra le acque turbolente dell’ecosistema digitale, in favore degli editori di qualità”, ha detto il co-fondatore e CEO David Gehring; “più utenti incontrano contenuti sul mobile web aperto, rispetto ai browser desktop o alle applicazioni, e la spesa totale di annunci per cellulari sta superando il desktop”, ha proseguito.
“Purtroppo la capacità degli editori di competere sui ricavi e l’engagement è ostacolata da pagine dal caricamento lento e di annunci non visibili. L’AMP è un’opportunità per correggere il percorso, fornendo all’utente l’esperienza immediata che desidera e un ambiente pulito e chiaro per la monetizzazione “.
Gehring sa un paio di cose di prima mano in merito alla questione, poiché è stato coinvolto nel progetto AMP, quando in Google, durante i primi sforzi per lanciare in maniera efficace il programma con la collaborazione di un gruppo di editori europei coinvolti nella Digital News Initiative.
Fra Google e Relay Media , Gehring ha lavorato per la pubblicazione britannica The Guardian.
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