Nel Global Innovation Index 2018 l’Italia si piazza al 31esimo posto e non è che sia proprio una bella posizione, davanti a noi ci sono Slovenia, Cipro, Spagna, Repubblica Ceca, Malta, Belgio, Estonia, Islanda, Nuova Zelanda…
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C’è sempre più Asia nella classifica dei paesi più innovativi del mondo. Oltre a Singapore, Giappone, Corea del Sud e Hong Kong, quest’anno per la prima volta anche la Cina fa il suo ingresso nella lista dei primi 20. Sul podio si conferma invece la Svizzera, seguita da Olanda e Svezia. L’Italia perde due posizioni, arretrando al 31esimo posto, dopo Slovenia, Cipro, Spagna e Repubblica Ceca.
È il quadro delineato dal Global Innovation Index (Gii) 2018, pubblicato dalla Cornell University e l’Organizzazione mondiale sulla proprietà intellettuale (Wipo), sulla rivista dell’Accademia americana delle science (Pnas). Il report valuta le economie di 126 paesi sulla base di 80 indicatori, che vanno dal tasso di presentazione di nuovi brevetti alla creazione di app, dalla spesa per l’istruzione alle pubblicazioni tecniche e scientifiche.
La top ten è quasi tutta europea, con qualche eccezione: dopo la Svizzera, seguono Olanda, Svezia, Regno Unito, Singapore, Stati Uniti, Finlandia, Danimarca, Germania e Irlanda. Nella seconda parte della classifica ci sono due new entry rispetto al 2017: l’Australia, che guadagna 3 posizioni arrivando ventesima e la Cina, che ne scala 5 arrivando diciassettesima. Un risultato che testimonia le rapide trasformazioni frutto delle politiche del governo cinese che ha dato la priorità a ricerca e sviluppo. Gli Usa retrocedono di due posizioni, ma rimangono il numero uno in termini di produzione innovativa e ricerca e sviluppo. Sono secondi alla Cina per volume di ricerca, brevetti e pubblicazioni tecniche.
Malesia (35), Tailandia (44) e Vietnam (45) salgono sempre più in alto nella classifica, mentre nell’Asia Centrale e meridionale è l’India (57) a detenere il primato. Cipro, Finlandia e Lituania sono i leader globali nello sviluppo di app per dispositivi mobili per prodotto interno lordo. In America Latina, il Cile, 47esimo, è il primo paese della regione, seguito da Costa Rica e Messico, superando il Brasile che, pur avendo guadagnato cinque posizioni, è 64esimo. L’Africa, pur occupando l’ultima parte della classifica, ha alcune realtà in crescita, come il Sudafrica (58), che vede migliorare la qualità delle sue pubblicazioni scientifiche grazie alle sue università.E l’Italia? Si posiziona al 31° posto, perdendo due posizioni rispetto al 2017. I risultati migliori del nostro Paese arrivano dal settore delle infrastrutture, dell’educational e della ricerca e sviluppo.
Il GII aiuta a creare un ambiente in cui i fattori di innovazione vengono continuamente valutati. Quest’anno fornisce uno strumento chiave con metriche dettagliate per 126 economie, che rappresentano il 90,8% della popolazione mondiale e il 96,3% del PIL mondiale (in dollari USA).
Vengono calcolati quattro indicatori: il GII complessivo, i sottoindici di input e di output e il rapporto di efficienza dell’innovazione
Il punteggio GII complessivo è la media semplice dei punteggi del sotto-indice di input e di output.
Il sottoindice dell’input dell’innovazione è composto da cinque pilastri di input che tratteggiano gli elementi dell’economia nazionale che consentono attività innovative:
(1) istituzioni,
(2) capitale umano e ricerca,
(3) infrastrutture,
(4) raffinatezza del mercato
(5) Sofisticazione aziendale.
Il sotto-indice dell’output dell’innovazione fornisce informazioni sui dati che sono il risultato di attività innovative all’interno dell’economia. Esistono due pilastri di output:
(6) Output di conoscenza e tecnologia e
(7) Output creativi.
L’indice di efficienza dell’innovazione è il rapporto tra il punteggio del sub-indice di output e il punteggio del sotto-indice di input. Mostra quanta innovazione ha prodotto un dato paese per i suoi input.
Ogni pilastro è diviso in tre sotto-pilastri e ciascun sotto-pilastro è composto da singoli indicatori, per un totale di 80 indicatori quest’anno.
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