Sui 142 Paesi presi in considerazione, l’Italia sale al 69° posto, guadagnando 2 posizioni dal 2013 nell’indice generale, ma per quanto riguarda il settore economico, è peggiorata notevolmente rispetto all’anno precedente passando dal 97esimo posto al 114esimo, la posizione più bassa mai registrata dal 2006.
Uno degli indici peggiori in questo ambito riguarda la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro (88esima posizione) e la retribuzione a parità di mansioni, per cui l’Italia è 129esima (nel 2014 una donna ha guadagnato il 48 per cento dello stipendio medio di un uomo). Bene invece per le donne in politica: l’Italia è al 37° posto. Il Rapporto 2014 “Global Gender Gap”, pubblicato dal World Economic Forum dal 2006, quantifica le disparità di genere in vari paesi del mondo, sulla base di quattro criteri: economia (si considerano salari, partecipazione e leadership), salute (aspettative di vita e rapporto tra sessi alla nascita), istruzione (accesso all’istruzione elementare e superiore) e politica (rappresentanza).
Come sempre la classifica, ormai alla nona edizione, resta guidata dai paesi del nord Europa, Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia e Danimarca nelle prime cinque posizioni. Tra i principali paesi europei, rispetto al 2013 la Germania ha guadagnato due posizioni raggiungendo il 12esimo posto; la Gran Bretagna ha perso otto posizioni retrocedendo al 26esimo a causa dell’aumento dei divari retributivi; la Spagna è al 29esimo – ma nel 2007 era nella top 10 – e la Francia è entrata per la prima volta tra le prime venti e si trova al 16esimo posto, grazie soprattutto a un aumento del numero delle donne francesi in politica. Risalgono anche gli Usa che quest’anno conquistano il 20esimo posto. Nella Top 10 si trovano il Nicaragua, il Rwanda e le Filippine. La posizione del Rwanda, ad esempio, potrebbe stupire molti: è entrato per la prima volta in classifica al settimo posto e questo perché, alle elezioni del settembre 2013, le donne hanno ottenuto 51 seggi su 80 della Camera bassa. In linea generale il rapporto del Wef fa notare che il gap uomo-donna, dal 56% rilevato nel 2006, si è chiuso al 60% ma, si legge nel rapporto, per raggiungere il 100% di uguaglianza “ci vorranno 81 anni”.
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