[issuu width=550 height=335 backgroundColor=%23222222 documentId=111031114346-f2efa156704e43219062da8f1e24dccd name=girly_tech_1 username=framarin tag=cloud unit=px id=744b46f9-ebcd-b155-c1a9-6a1af4c95fd6 v=2] C’era una volta una pesante e polverosa scatola metallica, di un colore indefinito nelle sfumature del beige o del grigio, più recentemente anche ricoperta di una elegante plastica nera. Una scatola affascinante che conteneva piatti di alluminio o di vetro, avvolti da uno strato […]
[issuu width=550 height=335 backgroundColor=%23222222 documentId=111031114346-f2efa156704e43219062da8f1e24dccd name=girly_tech_1 username=framarin tag=cloud unit=px id=744b46f9-ebcd-b155-c1a9-6a1af4c95fd6 v=2]
C’era una volta una pesante e polverosa scatola metallica, di un colore indefinito nelle sfumature del beige o del grigio, più recentemente anche ricoperta di una elegante plastica nera. Una scatola affascinante che conteneva piatti di alluminio o di vetro, avvolti da uno strato magnetico, che venivano letti grazie a testine simili a quelle dei vecchi giradischi. Proprio lì venivano registrati e conservati tutti i dati e i programmi che costituivano, di fatto, l’insieme delle sue risorse. Quella strana scatola era il computer nel suo assemblaggio standard.