Facebook ha “intenzionalmente e consapevolmente” violato le leggi sulla privacy dei dati secondo UK

Il comitato britannico per il digitale, la cultura, i media e lo sport ha affermato in un rapporto che una raccolta di email interne di Facebook che ha esaminato ha dimostrato che la piattaforma di social media ha “intenzionalmente e consapevolmente violato la privacy e le leggi sulla concorrenza.
I documenti esaminati dal comitato, alcuni dei quali includono la corrispondenza tra Zuckerberg e dirigenti aziendali, derivano da una causa intentata in California contro Facebook. La commissione ha ottenuto i documenti alla fine dello scorso anno da una piccola azienda di app chiamata Six4Three che sta dietro la causa.

Secondo il comitato, i documenti mostrano che Facebook era “disposta a scavalcare le impostazioni sulla privacy degli utenti per trasferire i dati” agli sviluppatori di app. I legislatori sostengono, inoltre, che i documenti mostrano che il social network è stato in grado di “affamare” alcuni sviluppatori e costringerli a cessare l’attività.
Alle aziende come Facebook non dovrebbe essere permesso di comportarsi come ‘gangster digitali’ nel mondo online, ritenendo di essere al di sopra e al di fuori della legge”, afferma il rapporto.

In risposta al rapporto, Facebook ha dichiarato di non avere violato la protezione dei dati o le leggi sulla concorrenza. Karim Palant, responsabile delle politiche pubbliche di Facebook nel Regno Unito, ha affermato in una dichiarazione che l’azienda “supporta un’efficace legislazione sulla privacy” ed è anche aperta a “una regolamentazione significativa”.
Facebook ha dichiarato a dicembre che i documenti della causa Six4Three erano stati “filtrati in modo selettivo” per raccontare “solo una parte della storia”. La CNN e altre agenzie di stampa avevano chiesto al tribunale della California di rendere pubblici i documenti.
Le accuse sono l’ultimo grattacapo per il gigante dei social media, che è stato sottoposto ad un attento esame da parte dei responsabili delle politiche relative alla privacy negli Stati Uniti e in tutto il mondo a seguito di una serie di scandali di dati, tra cui il noto scandalo Cambridge Analytica.

Revisione necessaria

Mentre Facebook è stato uno dei temi principali del rapporto, il comitato per la cultura, i media e lo sport ha formulato diverse raccomandazioni su come combattere le fake news e la disinformazione.
Il comitato ha aggermato:

  • le piattaforme di social media dovrebbero essere soggette a un codice etico obbligatorio
  • Un regolatore indipendente del Regno Unito dovrebbe monitorare le società tecnologiche ed essere in grado di avviare procedimenti giudiziari nei loro confronti
  • I regolatori antitrust del Regno Unito dovrebbero condurre un “audit completo” del mercato pubblicitario sui social media
  • I regolatori britannici dovrebbero indagare se Facebook è stato coinvolta in pratiche anticoncorrenziali
  • Il governo dovrebbe esaminare le recenti elezioni per verificare eventuali prove di manipolazione degli elettori

Le indagini del comitato sono durate 18 mesi e hanno presentato quasi due dozzine di sessioni di prove orali, tra cui un’audizione speciale a Washington, D.C. e una “grand committee internazionale” alla quale hanno partecipato rappresentanti di nove paesi. Il rapporto finale è arrivato a oltre 100 pagine.

Le grandi aziende tecnologiche non devono potersi espandere in modo esponenziale, senza limiti o un’adeguata sorveglianza normativa”, afferma il rapporto. “Solo i governi e la legge sono abbastanza potenti per contenerle”.

Violazione della legge sulla privacy: le accuse a Facebook

Il rapporto ha criticato aspramente Facebook e Zuckerberg, che ha ripetutamente rifiutato di comparire davanti al comitato lo scorso anno nonostante numerose richieste.
La struttura gestionale di Facebook è opaca per quelli esterni all’azienda e questo sembrava essere stato progettato per nascondere la conoscenza e la responsabilità di decisioni specifiche”, afferma il rapporto. “Facebook ha usato la strategia di inviare testimoni che hanno affermato di essere i rappresentanti più appropriati, ma non adeguatamente informati su questioni cruciali e non poteva o ha scelto di rispondere a molte delle nostre domande”.
Gli autori del rapporto affermano che “non c’è dubbio che questa strategia sia stata deliberatamente applicata”.
Damian Collins, presidente della commissione, ha dichiarato in una nota che Zuckerbergnon riesce a dimostrare continuamente i livelli di leadership e responsabilità personale che ci si dovrebbe aspettare da qualcuno che si trova ai vertici di una delle più grandi aziende del mondo”.
Le autorità britanniche hanno stabilito l’anno scorso che Facebook ha infranto la legge del Regno Unito non riuscendo a salvaguardare i dati degli utenti e non dicendo a decine di milioni di persone come Cambridge Analytica ha raccolto le loro informazioni per l’uso in campagne elettorali.

Violazione della legge sulla privacy: la risposta di Facebook

Palant, il responsabile della politica pubblica di Facebook, ha affermato che l’azienda condivide le “preoccupazioni per le fake news e l’integrità elettorale” della commissione e che ha fornito “un contributo significativo alle indagini”, rispondendo a più di 700 domande.
Palant ha anche evidenziato i “cambiamenti sostanziali” agli standard pubblicitari politici che l’azienda ha intrapreso.
Nessun altro canale per la pubblicità politica è trasparente e offre gli strumenti che offriamo noi”, ha affermato Palant, “abbiamo triplicato le dimensioni del team che lavora per rilevare e proteggere gli utenti da 30.000 contenuti non validi e abbiamo investito molto nel machine learning, nell’intelligenza artificiale e nella tecnologia di visione artificiale per aiutare a prevenire questo tipo di abusi”.


Facebook ha “intenzionalmente e consapevolmente” violato le leggi sulla privacy dei dati secondo UK - Ultima modifica: 2019-02-19T10:46:21+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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