Dimmi come mangi …ti dirò se sei etico

Dimmi come mangi. Manzo brasiliano, agnello neozelandese e vino dal Sud Africa. Ogni giorno sulle nostre tavole arrivano prodotti da tutto il mondo. Ma noi siamo davvero quello che mangiamo? Il cibo può essere sostenibile? Un particolare regime alimentare può diventare una questione di identità. Lo è sempre stato per motivi religiosi e culturali, ora anche per scelte di vita.

di Antonella Tagliabue*

Da qualche tempo sui giornali e sui social network è in atto una sorta di gara a quale cibo sia più etico. Ma non tutti gli argomenti possono essere messi sullo stesso piano o, per restare in argomento, nello stesso piatto.
Sono diversi gli elementi da considerare e non pochi i dilemmi da affrontare.

Dimmi se mangi in modo sostenibile

Intanto c’è una questione ambientale che ha diversi risvolti. Tutti hanno imparato che l’allevamento di bestiame per la produzione di carne è tra i maggiori responsabili della produzione di gas serra (15-20% del totale delle emissioni). E il consumo di carne è in diminuzione; in Europa negli ultimi 15 anni si è registrato un calo di 42 milioni di tonnellate.
Una dieta vegetariana o vegana è in generale più sostenibile per il pianeta. Non dovrebbe essere un’affermazione che offende nessuno.
Molti, a volte in maniera strumentale, si concentrano “sull’effetto avocado”, la cui domanda è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni. Non è dimostrato che questo aumento sia legato alla richiesta di cibo veg. Pare che i cinesi ultimamente ne vadano ghiotti e non per la scelta di un particolare regime alimentare.
Però è un buon esempio per spiegare che comunque la sostituzione delle colture ha le sue conseguenze. L’avocado viene coltivato in Messico dove i campi prendono il posto della foresta. Il frutto viaggia da una parte all’altra del mondo. Sostituzione di risorse dunque, oltre alle emissioni collegate al trasporto.
Ha anche ragione chi sottolinea che frutta e verdura sono più deperibili e quindi soggetti a maggiori sprechi. Anche lo spreco ha un’impronta ecologica.

Dalle questioni ambientali si passa a quelle sociali.

Gli inglesi si sono convertiti al culto dei fagioli verdi del Kenya, il cui costo ambientale è elevato soprattutto a causa del trasporto. Ma questo boom permette a 1,5 milioni di persone in una delle regioni più povere dell’Africa subsahariana di avere una fonte di reddito. In questo caso cosa è giusto scegliere?
E perché non ricordare le condizioni di sfruttamento di chi raccoglie pomodori in Italia?
Il riso, a cui viene dedicato il 12% delle terre coltivabili nel mondo, ha una forte impronta perché produce molto metano, ma è alla base dell’alimentazione di più di 2 miliardi di persone.
Ci sarebbe poi anche la questione della salute. Un consumo eccessivo di carni rosse, soprattutto lavorate (es. i salumi) aumenta il rischio di sviluppare alcuni tumori. Ma su quale sia il regime alimentare più corretto, il dibattito è aperto.
Cambia il nostro modo di scegliere e comprare il cibo e c’è chi parla di una vera e propria rivoluzione nella distribuzione delle proteine a livello mondiale. Basti pensare ai cibi gluten-free, la cui offerta in Europa e Usa è raddoppiata negli ultimi anni.
L’aumento del consumo di proteine vegetali da fagioli e lenticchie è meno gravoso per l’ambiente rispetto alla produzione di carne, ma può comportare aumenti insostenibili dei prezzi in paesi come l’India che dipendono da proteine non da allevamento.
Ma allora su quali certezze possiamo contare? Sicuramente un ritorno ai prodotti tipici e di stagione è un’ottima scelta. La riduzione del consumo di carne poi fa bene all’ambiente e anche a noi. Si mangia più frutta e verdura ma anche molto più pesce; bene per il nostro benessere, ma i pesci sono una risorsa limitata.
Le diete vegane e vegetariane salvaguardano di più il pianeta ma se la trasformazione dei cibi è elevata e la provenienza molto lontana i benefici si riducono.

La tecnologia può fare la differenza

In sostanza, sono i sistemi produttivi a dover essere sostenibili. La rivoluzione tecnologica applicata all’agricoltura e all’allevamento, grazie a droni, robotica e, soprattutto, IoT può fare la differenza. Nuove modalità di conservazione potrebbero annullare gli sprechi.
E ognuno di noi dovrebbe essere più consapevole. La scorsa estate un settimanale raccontava la conversione di Angelina Jolie, Bill Clinton e Chris Martin da vegetariani e vegani a flexitariani; un ritorno al consumo di carne, seppure sporadico.
Perché scegliamo di mangiare o non mangiare qualcosa? Secondo Eurispes il 46% degli italiani veg fa una scelta dettata da motivazioni di salute e benessere, il 30% dall’amore per gli animali e il 12% da motivi prettamente ecologici.
La cosa importante è mangiare “informati”. Tutti i cibi hanno bisogno di acqua e terreno. Prima di dire agli altri quanto sono peggiori le loro scelte possiamo essere consapevoli delle nostre. A nessuno piace sentirsi dire cosa deve fare o mangiare. E, può sembrare uno stereotipo, ma la dieta mediterranea è una buona scelta, anche per l’ambiente.
Il cibo è cultura, convivialità e identità. Sai ciò che mangi ?

* Antonella Tagliabue: Amministratore delegato della società di consulenza strategica di Un-Guru, esperta di sviluppo sostenibile. Laureata in Scienze Politiche, con specializzazione in Storia e Istituzioni dell’America Latina. Si è occupata di comunicazione e marketing per multinazionali e gruppi italiani.  Da anni si occupa di Green Economy e di responsabilità sociale e ambientale d’impresa, insegna in corsi e master. “Penso che la sostenibilità debba essere una scelta, prima che un dovere, ma che debba essere strategica e, quindi, responsabile. Quando parlo del Pianeta lo faccio con la P maiuscola e credo che il rispetto per la vita in senso biologico debba essere un istinto”. Leggo, viaggio e scrivo per passione. Camus diceva:  “Sono contro tutti coloro che credono di avere assolutamente ragione. Per questo pratico il dubbio, coltivo i miei difetti, cerco di sbagliare sulla base di ragionevoli certezze e mantengo un ottimismo ostinato”.


Dimmi come mangi …ti dirò se sei etico - Ultima modifica: 2018-01-02T09:31:02+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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