Machine Intelligence: secondo Deloitte sarà il trend del 2017

Si dice che l’intelligenza artificiale sia la grande tecnologia orizzontale che sarà in grado di scatenare le prossime ondate di innovazioni. Tuttavia l’AI non è un’unica tecnologia esistente: assume molte forme e abbraccia molteplici usi, tra cui la Machine Intelligence , o MI. Secondo il report annuale di Deloitte “Tech Trends” si pensa che entro il 2019 questa tecnologia farà spendere almeno 31 miliardi di dollari soltanto nella ricerca.

Il report Tech Trends 2017: la Kinetic Enterprise, descrive l’AI come un sottoinsieme di una più grande, una più importante categoria di tecnologie (MI) che includono anche machine learning, l’apprendimento approfondito, l’analisi cognitiva, e l’automazione dei processi tramite robotica e i bot, solo per citarne alcuni.

“Collettivamente, questi e altri strumenti costituiscono machine intelligence: le capacità algoritmiche possono aumentare le prestazioni dei dipendenti, automatizzare i carichi di lavoro sempre più complessi, e sviluppare ‘agenti cognitivi’ che simulano sia il pensiero umano e l’impegno e la partecipazione umana”, secondo quanto si afferma nel rapporto.

Deloitte cita tre fattori che stanno guidando la crescita dell’MI:
Crescita di dati esponenziale: le società sono sommerse dai dati e hanno un bisogno disperato di strumenti capaci di analizzare e quindi agire sulla base delle informazioni a disposizione. Secondo Deloitte i dati raccolti raddoppiano mediamente ogni 12 mesi e raggiungeranno i 44 zettabyte di dimensioni entro il 2020.
Sistemi distribuiti più velocemente: i dati vengono associati al drastico incremento della potenza e della velocità di calcolo, attraverso le enormi reti distribuite che abbracciano l’Internet delle Cose, ogni tipo di sensore e i dispositivi di intelligenza incorporati.
Algoritmi più smart: gli algoritmi di MI progrediscono costantemente verso il conseguimento del loro obiettivo originario, ovvero il cognitive computing, che poi non è altro che la simulazione dei processi di pensiero umani, e hanno target fissato per i prossimi 18 o 24 mesi. I casi d’uso includeranno l’ottimizzazione, la pianificazione e la programmazione, ma anche la determinazione delle probabilità, l’automazione robotica dei processi attraverso i bot.

Le tecnologie di MI come il riconoscimento vocale, l’elaborazione del linguaggio naturale e il machine learning aiuteranno le aziende ad automatizzare molte di quelle attività convenzionalmente svolte dagli esseri umani, guidando così una maggiore efficienza e la produttività. Le grandi aziende della tecnologia Alphabet, Amazon, Microsoft ed Apple stanno scommettendo sulla fornitura di questi servizi alle imprese. A loro volta, le società a capitale di rischio stanno puntando su startup che sono focalizzate sui sistemi di MI.

Il report di Deloitte è stato stilato a seguito del sondaggio “2016 Global CIO Survey” con il quale sono stati intervistati 1200 rappresentanti dell’esecutivo IT e ai quali è stato chiesto di elencare le principali nuove tecnologie nelle quali avrebbero investito in modo significativo nel corso dei prossimi 2 anni: il 64% delle risposte includeva la Machine intelligence e le tecnologie cognitive.
Il report fornisce anche consigli per le aziende che potrebbero investire nella Machine Intelligence.
Maria Renz, vice presidente e consulente tecnico del CEO di Amazon, e Toni Reid, direttore di Amazon Alexa, scrivono: “Suggeriamo di osservare i clienti, di ascoltarli e di capire le loro necessità di base e – di conseguenza – di valutare i modi in cui si potrebbe semplificare la loro vita. Non abbiate paura di essere ingegnosi per conto del cliente, non sempre chi ha bisogno del nostro aiuto sa esattamente cosa chiedere. Se presterete la giusta attenzione verso l’esperienza del cliente, il resto andrà da sé”.


Machine Intelligence: secondo Deloitte sarà il trend del 2017 - Ultima modifica: 2017-02-10T09:14:15+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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