Zuckerberg chiede scusa se Facebook ha diviso invece di unire: “Chiedo perdono e lavorerò per fare di meglio” è quello che ha postato su Facebook
“Per i modi in cui il mio lavoro è stato utilizzato per dividere le persone invece di riunirci, chiedo scusa e lavorerò per fare di meglio” è quello che Mark Zuckerberg ha postato su Facebook la sera di Yom Kippur, il Giorno ebraico di Espiazione, Mark Zuckerberg chiede scusa…
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Mark Zuckerberg chiede scusa su facebook
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Zuckerberg chiede scusa per fake news e influenza sulle elezioni
Zuckerberg ha recentemente affrontato critiche forti da parte dei liberali per il fatto che Facebook non ha bloccato le false notizie e le interferenze russe nelle elezioni statunitensi del 2016, mentre contemporaneamente Facebook è stata definita “anti-Trump” dal Presidente degli Stati Uniti in persona. Già lo scorso febbraio il Ceo di Facebook aveva riflettuto pubblicamente su argomenti quali gli affari esteri, la politica statunitense, il valore del giornalismo di alta qualità.
La richiesta di perdono è stata accolta con reazioni diverse fra cui quella di alcuni che hanno ricordato che Zuckerberg si era dichiarato ateo fino alla fine del 2016, quando invece ha confermato la fede ebraica alla quale è stato educato.
“Oh l’ex ateo Mark Zuckerberg, diventa improvvisamente così religioso ora che sta puntando alla presidenza del mondo. Per essere chiari: non c’è problema nell’essere ateo, il problema è quello di usare la religione come strumento politico “ ha scritto su Twitter Marco Gomes, co-fondatore di Boo Box, agenzia brasiliana di pubblicità.
“Il perdono vi è negato da entrambi, da Dio e dall’umanità, dal momento che tu e Sheryl sapevate cosa stava succedendo, lo avete permesso e poi mentito sia sulla sua esistenza che sul suo impatto “, ha commentato tramite un tweet Matt Ocko, socio della Data Collective, fondo di venture capital.
Forgiveness is denied by both. God and humanity, since you & Sheryl knew what was happening, condoned it, & then lied about both its existence and impact https://t.co/cjumbfvgAE
— Matthew Ocko (@mattocko) 1 ottobre 2017
Giornalisti del New York Times e del Wall Street Journal hanno condiviso con cautela il post di Zuckerberg, senza commentare.
Prima delle scuse di Zuckerberg i progressi già fatti da Facebook
Facebook ha dimostrato progressi significativi nella prevenzione delle interferenze nelle elezioni in Germania e in Francia, chiudendo account dubbi e lavorando a stretto contatto con le commissioni elettorali. Man mano, però, che emergono ancora più informazioni sulla portata dell’influenza esercitata dai russi nella corsa presidenziale degli Stati Uniti, Zuckerberg si è trovato nuovamente sotto i riflettori e oggetto di critiche.
L’azienda è stata più volte avvertita a proposito di abusi e di risposte inadeguate, ma ha respinto le questioni definendole casi isolati o bug del sistema. Nel 2015, troll russi hanno attaccato manifestanti ucraini con false segnalazioni di contenuti inappropriati, causando la disattivazione dei loro account. Adesso si continua a scoprire che i russi pubblicano false notizie e acquistano annunci per favorire i sentimenti anti-immigrati negli Stati Uniti, scoraggiare gli elettori democratici e dividere ulteriormente il paese.
L’accusa a Facebook di essere “anti-Trump”
Le cose sono peggiorate quando Zuckerberg ha risposto al tweet di Trump “Facebook è sempre stata anti-Trump” dicendo “Trump dice che Facebook è contro di lui. I liberali dicono che abbiamo aiutato Trump. Entrambe le parti sono irritate da idee e contenuti che non le piacciono. È quello che succede quando si gestisce una piattaforma per tutte le idee.”
La risposta di Zuckerberg finisce col deridere le persone critiche come se fossero di mentalità chiusa e di vedute ristrette e si lava le mani dei problemi di Facebook, facendoli apparire come inevitabili, evidenziando al contempo gli impatti positivi di Facebook sulle elezioni. In qualche modo il post si è avvicinato involontariamente alla tattica di Trump di macchiarsi di bullismo nei confronti dei suoi avversari nella speranza di ricevere un trattamento più morbido.
Dicendo che le critiche provengono da entrambi i lati, con Facebook in mezzo, invece di rimproverare direttamente la dichiarazione del Presidente, Zuckerberg ha posto Facebook in una situazione debole. Se le sue indagine interne sulle interferenze elettorali segnalano che i russi hanno aiutato Trump, il Presidente USA può semplicemente respingere le accuse attribuendole al sentimento “anti-Trump” che aveva già segnalato.
Il momento del perdono, il momento delle scuse
Sembra che Zuckerberg sia legittimamente e genuinamente preoccupato del potenziale impatto negativo che la sua piattaforma ha avuto nell’ultimo anno, ma la dichiarazione è incongruente con le sue spiegazioni passate. Strumentalizzare la ricorrenza ebraica è non è stato il modo migliore. Un approccio più coerente del tipo “Ammetto che siamo stati presi con la guardia bassa, abbiamo commesso degli errori riguardo le false notizie e le interferenze elettorali, non abbiamo funzionato come una piattaforma sicura per tutte le idee, ed ecco cosa stiamo facendo per risolverlo” sarebbe stato probabilmente meglio raccolto. Equiparando legittime preoccupazioni circa l’interferenza elettorale con la furia di Trump, mentre indica le buone intenzioni di Facebook posizionandolo nel mezzo, sta erroneamente minimizzando le lamentele e dando forza alla propaganda di Trump.
E’ stata plausibilmente la prospettiva idealistica del leader di Facebook che lo ha portato all’approccio ingenuo circa il potenziale abuso del social network, piuttosto che l’ignoranza volontaria o l’avidità, ma la strada da seguire non è attraverso la falsa neutralità o il perdono , ma l’esplicita ammissione di malfunzionamenti e un cambiamento dimostrabile.
L’industria tecnologica non è più solo l’industria tecnologica, e le app non sono soltanto app: questi prodotti con una maggiore portata e impatto rispetto a qualsiasi medio di comunicazione nella storia devono essere accompagnati da più scetticismo e cinismo. Gli scenari peggiori si realizzeranno e bisogna essere preparati piuttosto che impreparati. Dare a tutti una voce è un’arma a doppio taglio e, anche se può essere un elemento di forza per fare del bene, richiede anche più protezioni.
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Mark Zuckerberg chiede scusa ufficialmente per le fake news e l’influenza sulle elezioni