Una lunga lista di aziende di rilevanza mondiale ha deciso di interrompere gli investimenti pubblicitari sui social network. In particolare su quelle di Mark Zuckerberg dunque Facebook e Instagram accusate di non fare abbastanza per contrastare i contenuti razzisti e che fomentano l’odio. Sospese le pubblicità su Facebook da parte di Coca-Cola, Levi Strauss, Uniliver, Honda, Verizon. Ancora, The North Face, Patagonia, Mozilla. Decine di aziende hanno aderito alla campagna di protesta “Stop hate for profit” che si traduce con uno stop alla pubblicità sulle piattaforme social. Ad aggiungersi per ultimo Starbucks e ora anche Microsoft.
Mark Zuckerberg già sta soffrendo delle conseguenze di queste protesta, lanciata il 17 giugno da un gruppo che promuove la lotta per i diritti civili e che include le americane NAACP, Color of Change e Anti-Defamation League. Calcola Bloomberg che le perdite ammontino già a circa 8 miliardi per la sospensione delle pubblicità su Facebook. Il CEO ha risposto alla campagna e alle critiche sulla disinformazione che viaggia sulla piattaforma, annunciando nuove etichette che evidenziano i post relativi al voto americano e che rimandano a una pagina informativa.
Ultima arrivata niente meno che Microsoft ha sospeso gli annunci pubblicitari su Facebook e Instagram sia negli Usa che nel resto del mondo. Una decisione che precede la campagna #StopHateForProfit. Da quanto emerge dalle rivelazioni, l’azienda di Redmond non sta prendendo parte a questa iniziativa ma è arrivata alla stessa misura per un’altra ragione: non vuole che le sue inserzioni siano più associate a contenuti ritenuti non in linea. Solo nel 2019 Microsoft aveva investito 116 milioni di dollari in pubblicità su Facebook e Instagram.
Zuckerberg replica alle proteste: “Non ci saranno eccezioni per i politici in nessuno di questi casi”, ha detto. Aggiungendo: «Sono ottimista sul fatto che possiamo fare progressi in materia di salute pubblica e giustizia razziale, mantenendo le nostre tradizioni democratiche intorno alla libertà di espressione e di voto”. Ma il boicottaggio intanto continua.
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