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Il metaverso fa male? I dubbi sugli incidenti e la nausea

Il metaverso, fa male?  E’  il trend del momento e dopo l’iniziale interesse non stanno mancando le critiche. Sono soprattutto coloro che hanno già fatto il loro ingresso nel metaverso a lamentarsi di un aspetto finora tenuto in poco considerazione: i visori per realtà aumentata e virtual reality necessari per accedere alla novità rischiano di causare numerosi incidenti. Gli speciali occhiali, infatti, stanno causando un crescente numero di infortuni a chi li indossa: muoversi in uno spazio ristretto immaginando di essere da un’altra parte provoca cadute e scontri che possono fare male. E questo non è l’unico rischio per il corpo umano che il metaverso porta con sé.

Il Metaverso fa male?

Il metaverso fa male

Per massimizzare l’utilizzo della realtà virtuale e della realtà aumentata, gli utenti devono indossare un supporto tecnico formato da occhiali immersivi che isolano completamente l’utente dall’ambiente fisico circostante. Il problema è che quando si è immersi in un ambiente digitale, è facile dimenticare i limiti circostanti; muovendosi si possono causare lesioni e provocare cadute. Un’inchiesta del quotidiano Washington Post ha analizzato i rischi del metaverso con un articolo dal titolo “From VR (Virtual Reality) to ER (Emergency Room)” ovvero dalla realtà virtuale al pronto soccorso: secondo il giornale, in alcuni ospedali americani ci sono già stati numerosi casi di persone che, dopo aver utilizzato la realtà virtuale per allenamenti e giochi, hanno subìto fratture ossee, spalle lussate e altri infortuni colpendo accidentalmente i mobili o altre persone nella location in cui stavano esplorando il metaverso.

Metaverso e i problemi dei visori

Gli utilizzatori più avanzati del metaverso, prima di “trasformarsi” in un avatar virtuale, indossano i visori e si posizionano su un tapis roulant in cui camminare. Delle cinture in velcro servono a garantire la sicurezza. Ma questo è un’attrezzatura costosa e la maggior parte degli utenti del metaverso semplicemente non avrà lo spazio per dedicare un’intera stanza ai mondi digitali. Tutte le aziende tecnologiche che producono tecnologia VR e AR inviano un manuale di istruzioni in cui spiegano come evitare incidenti e il metodo per sfruttare al meglio la novità, ma la voglia di esplorare degli utilizzatori mette a rischio la loro incolumità. Per questo saranno necessarie delle precauzioni, soprattutto dato il boom dei visori per realtà virtuale che hanno avuto un aumento delle vendite del 70% nel 2021.

Elon Musk: il metaverso è scomodo

E i problemi a muscoli e ossa non solo l’unico difetto del metaverso. Perfino Elon Musk è intervenuto sulla questione, entrando nel campo di interesse dell’altro magnate del web Mark Zuckerberg che sta puntando molto sulla novità virtuale e sui visori tech. “Diventa scomodo avere questo oggetto legato alla testa per tutto il tempo – ha detto il patron di Tesla riferendosi agli speciali occhiali – si può giocare a un videogioco sulla console o sul computer in prima persona e muoversi rapidamente e non si soffrirà di cinetosi come invece capita con questi visori”. Musk fa riferimento alla malattia del movimento, “Motion Sickness” in inglese, che provoca nausea e dolori quando ci si sposta o ci si muove in modo insolito. Capita sovente che la cinetosi colpisca chi viaggia in auto o in mare; la stessa sensazione negativa occorre a chi usa i visori per entrare nel metaverso. “Penso che siamo lontani dallo scomparire nel metaverso. Per ora è solo un trend, ma al momento non sono in grado di vedere una situazione avvincente per questa tecnologia” ha detto senza giri di parole Musk. La possibilità che a breve saremo tutti immersi in mondi virtuali sembra sempre più distante, complice anche la salute del nostro corpo.

 

 


Il metaverso fa male? I dubbi sugli incidenti e la nausea - Ultima modifica: 2022-02-20T08:31:54+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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