Le conseguenze di Facebook: le riflessioni di Mark Zuckerberg

Mark Zuckerberg, co-fondatore e CEO di Facebook, ama comunicare attraverso lettere e post, in particolare quando accade qualcosa di significativo. Ha scritto una lettera quando la sua società è diventata pubblica, una quando è diventato padre e adesso ne arriva una che risale allo scorso giovedì, il 16 febbraio. Il testo da 6.000 parole tocca argomenti quali gli affari esteri, la politica statunitense, il valore del giornalismo di alta qualità. La diffusione di questo manifesto sembra dovuta al fatto che Zuckerber si sia reso conto delle conseguenze che la sua mega piattaforma sia stata in grado di comportare.

Per quanto riguarda i media, Zuckerberg ha mostrato un’evoluzione significativa rispetto alla sua posizione originaria a seguito delle elezioni presidenziali americane, in cui aveva deriso l’idea che le notizie false diffuse via Facebook avessero causato problemi, ribadendo che la sua società fosse soltanto un social e che non avrebbe potuto influenzare determinate scelte anche politiche. Ma da allora qualcosa è cambiato perché finalmente Zuckerberg ha ammesso che la diffusione della disinformazione attraverso i social media rappresenti un vero problema e che Facebook abbia bisogno di aiuto. Egli ha istituito una serie di provvedimenti per il controllo della veridicità delle notizie e ha inoltre avviato un progetto di giornalismo, tendendo una mano ai media locali.

In questa lettera il CEO di Facebook si è confrontato con il problema a testa alta, scrivendo: “Storicamente, dare voce a chiunque rappresentava un punto di forza, perché consentiva di differenziare le idee condivise, aumentando i punti di vista. Ma l’anno scorso ci è stato dimostrato che sia possibile frammentare il nostro comune senso della realtà. Sappiamo della disinformazione e delle bufale accompagnate da grandi titoli su Facebook e prendiamo tutto questo molto sul serio. Abbiamo fatto progressi combattendo le truffe allo stesso modo con cui ci impegniamo a combattere lo spam, ma abbiamo ancora del lavoro da fare. Stiamo procedendo con attenzione perché non c’è sempre una linea netta che distingue i falsi allarmi, dalla satira e dalle opinioni”.

Mark Zuckerberg ha prestato attenzione alle critiche che puntavano a far assumere a Facebook il ruolo di arbitro tra quello che era stato ritenuto vero e quello che non lo era. E Zuckerberg continua “In una società libera, è importante che le persone possano condividere le loro opinioni anche nel momento in cui altri pensano che siano sbagliate. Il nostro approccio si focalizzerà non tanto sul vietare la disinformazione, quanto sul dare risalto alle informazioni attendibili e autentiche”.

Nel momento in cui si prova a costruire una piattaforma univoca, globale e unificata con standard omogenei si fallisce, piuttosto “il prossimo obiettivo sarà quello di sviluppare un’infrastruttura sociale per le comunità, per sostenerci, per mantenerci reciprocamente al sicuro, per informarci, per includerci e per impegnarci in senso civico“ e poi Zuckerberg prosegue “Una prima soluzione potrebbe consistere nel lasciare direttamente all’utente che cosa vedere che cosa non vedere, per mezzo dell’incremento di filtri a disposizione, ma il progresso ha bisogno di unità nell‘umanità non soltanto in quanto città o nazioni, ma in quanto comunità globale. Facebook esiste proprio per avvicinarci e quindi per consentirci di costruire una comunità globale. Quando abbiamo cominciato, quest’idea non era controversa, eppure adesso in tutto il mondo ci sono popoli lasciati indietro dalla globalizzazione e da quei movimenti che vogliono sottrarsi dalla connessione globale”.

Il CEO di Facebook sembra essere particolarmente cosciente di come le piattaforme social portino sempre più utenti a prendere posizioni estreme pur di guadagnare visibilità e attenzione. Mark Zuckerberg per ora non si è esposto per spiegare che cosa accadrà adesso in concreto.


Le conseguenze di Facebook: le riflessioni di Mark Zuckerberg - Ultima modifica: 2017-02-21T09:00:51+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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