A chi non piacerebbe poter modificare qualche piccolo difetto, fisico o caratteriale, per sentirsi meglio con se stessi o con gli altri? Una fragilità umana che in rete trova una facile risposta. E così su social network, blog e smartphone la magia è fatta: c’è chi perde qualche chilo di troppo, chi recupera la folta chioma e chi appiana le rughe. E poi c’è chi usa le parole per costruire un’identità più vicina al proprio ideale, a costo di raccontare qualche “bugia bianca”.
Se per il 50% degli uomini spera così di rendere più facile la caccia a nuovi amori o relazioni, tra le motivazioni di questi ritocchi virtuali vi sono soprattutto il desiderio di catturare l’attenzione di amici e conoscenti (55%) o il tentativo di nascondere le proprie insicurezze (40%).
Ecco che soprattutto il gentil sesso seleziona accuratamente le foto da inserire nel proprio profilo e il fotoritocco (ormai a portata di tutti con decine di apps) è sempre più usato! Per gli uomini invece non sono tanto le foto a stimolare qualche trucco, quanto l’apparire più divertenti e brillanti di quanto non avvenga nel quotidiano. Tra le altre bugie bianche: i tentativi di presentarsi più intelligente e colto (22%) o di farsi immortalare in situazioni e luoghi esclusivi (18%); da ultimo, il vantarsi di particolari relazioni, vere o presunte.
Ma gli eccessi sembrano non trovare un’accoglienza calorosa:
Il vero non-sense evidenziato dalla ricerca è anche che tanti sforzi sono fatti pur sapendo che non è poi così difficile riconoscere i “fake” online. Tra gli indizi più usati per smascherare i Pinocchio digitali la semplice esperienza empirica: ciò che si legge o si vede sui social network è spesso troppo bello per essere vero (50%), foto malamente ritoccate, o l’incoerenza tra personalità e azioni (sempre per 50%). Solo il 18% dichiara di non distinguere con facilità il confine tra bugie e realtà.
Eppure nonostante le demonizzazione di questi strumenti, la ricerca Intel lascia emergere che la voglia di apparire e arricchire i propri profili online, spinge a essere migliori anche nella vita reale.
Chissà se Montale troverebbe in tutte queste attività, da riportare nel virtuale, il segreto per “Ammazzare il tempo”?
Certamente il tempo diventa fattore cruciale per il popolo del Web. Ogni pausa è buona per connettersi e per il 50% del campione, quando non è possibile, la sensazione di smarrimento si avverte.
Due intervistati su cinque in Italia e in Europa dedicano al loro profilo oltre mezz’ora al giorno, ma il resto degli utenti non rinuncia alla quotidiana dose di online, seppur più breve.
Tra i dispositivi più utilizzati per gestire le proprie identità virtuali vince su tutti lo smartphone, ma il caro vecchio computer rimane il mezzo preferito; soprattutto se con una buona durata della batteria (53%), rapido nell’avvio (32%) e leggero (30%).
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