Facebook intende investire $300 milioni in partnership con giornali locali e fornitori di news nei prossimi tre anni, nel tentativo di supportare le redazioni che lavorano sul territorio. L’intento rientra negli sforzi dell’azienda per riparare i legami con la stampa mentre cerca combattere la disinformazione sulla sua piattaforma. Insieme a $20 milioni di Facebook che sono già stati distribuiti come parte dell’espansione delle partnership locali, distribuirà $16 milioni tra le seguenti organizzazioni non profit e di supporto: Pulitzer Center, Report for America, Knight-Lenfest News Transformation Fund, Associazione Media Locali, il Consorzio Media Locali, l’American Journalism Project e il Community News Project.
I giornali locali hanno decisamente bisogno di aiuto. Uno studio recente ha mostrato che 1.800 pubblicazioni di notizie locali sono state chiuse o si sono fuse dal 2004 a oggi. Si parla di uno su cinque giornali locali. L’impatto di questi cosiddetti “news desert” (territori e comunità prive di un giornale locale) può essere negativo durante il processo elettorale, con una diminuzione dell’affluenza elettorale in tali zone sottoservite.
Naturalmente, i gestori della pubblicità digitale, come Facebook e Google, che sta anche assegnando $300 milioni agli editori come parte della propria iniziativa legata al giornalismo, sono in parte responsabili di questa crisi delle fonti di notizie locali. Alla fine dell’anno scorso, uno studio del Centro Pew ha rivelato che i social media avevano sostituito i giornali come fonte di notizie più popolare anche tra gli adulti statunitensi. Al contempo, Facebook ha iniziato a dare maggiore visibilità ai fornitori di notizie locali nel suo feed di notizie l’anno scorso, cosa che in teoria avrebbe dovuto portare più traffico verso i media locali.
La specifica dei finanziamenti di Facebook rivela un investimento di $2 milioni in Report for America, un’iniziativa per collocare 1.000 giornalisti nelle redazioni dei giornali locali nei prossimi cinque anni. Questo si traduce in una misera borsa di studio di $2.000 per ogni giornalista in un contesto economico in cui l’impiego delle redazioni continua a diminuire, alimentato dalla perdita di posti di lavoro nei giornali.
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