Lo scandalo sulla più grande violazione dei dati trascina il titolo di Facebook in negativo nella piazza americana: il caso Cambridge Analytica.
Che l’acquisizione dei dati delle persone fosse un bottino molto ghiotto per le aziende è da sempre noto, ma forse sono ancora in molti ad ignorare che le informazioni personali presenti in rete vengono sfruttate non solo per le campagne marketing ma anche per quelle elettorali.
È il caso delle elezioni tenute negli Stati Uniti a fine 2016, quando i cittadini americani si sono recati alle urne per decidere il nuovo presidente del paese.
Sin da subito i presunti legami con la Russia hanno destato preoccupazioni nelle votazioni per il successore di Obama, ma ciò che ha scatenato più sospetti è stato il ruolo della web agency londinese: la Cambridge Analytica.
Tornata ai dis-onori di cronaca, la società deve rispondere di accuse molto gravi a suo carico: nei giorni scorsi il New York Times e il Guardian hanno pubblicato articoli che dimostrano come i dati degli utenti raccolti online siano stati utilizzati in maniera illegale per influenzare le loro decisioni in tempo di voto.
La Cambridge Analytica, nello specifico, è una compagnia che si occupa della raccolta di dati online secondo tecnologie avanzate, che non si limitano soltanto all’acquisizione degli stessi, ma li sfrutta per creare profili psicologici degli utenti attraverso il monitoraggio di interazioni e commenti sui social network.
Senza scendere troppo in dettagli tecnici, risulta facile cogliere le potenzialità della società: conoscere nel profondo la psiche degli internauti che, ignari, svelano molto sulla propria personalità, ovvero preferenze, abitudini, interessi, paure e desideri.
Su queste emozioni, poi, è possibile far leva per indirizzare ed influenzare decisioni che vanno dal processo di acquisto, nelle più tradizionali tecniche di marketing, all’orientamento politico. Sembra infatti che la Cambridge Analytica abbia ceduto le preziose informazioni in suo possesso ai collaboratori di Donald Trump che hanno organizzato la campagna elettorale.
La – presunta – ricetta vincente è presto fatta: conoscendo le necessità e i problemi dei cittadini, è facile costruire notizie false ad hoc sul conto dell’avversario politico per screditarlo agli occhi degli elettori, mostrandosi come l’unico vero salvatore della patria. Non solo: sembra che la Cambridge Analytica sia stata la responsabile nell’influenzare le sorti del referendum pro-Brexit in Inghilterra, ma abbia avuto anche ruolo nella corsa alle elezioni della francese Marine le Pen, e nella costituzione di un non meglio precisato partito italiano nel difficile clima politico del 2012.
Ma cosa c’entra Facebook in tutto ciò?
Il collegamento, seppur indiretto, è dovuto ad un’applicazione che qualche anno fa ha letteralmente spopolato sul social network di Menlo Park.
Tale thisisyourdigitallife, infatti, si presentava agli utenti come un innocente giochino a quiz, ma non solo otteneva informazioni facendo domande specifiche sulle preferenze degli utenti, ma chiedeva l’autorizzazione all’accesso di dati personali – inseriti volontariamente dagli utenti nel social network –, arrivando perfino alle informazioni dei contatti presenti nella rete dell’utente in questione.
Ebbene, non solo l’applicazione non aveva scopi puramente accademici, ma addirittura veniva sfruttata dall’ideatore per realizzare profili psicologici specifici che ha poi venduto alla suddetta Cambridge Analytica.
Facebook, intanto, accortosi di questo scambio di dati acquisiti attraverso il social network e relativi a più di 50 milioni di utenti, ha vietato la cessione a terze parti dei dati raccolti dalle app che usano il Facebook login.
La società è quindi sotto inchiesta, e Mark Zuckerberg è chiamato a testimoniare quanto il suo social network blu sapesse riguardo il mercato dei dati dei propri utenti da due anni a questa parte.
Nel frattempo, a tremare non sono soltanto la sicurezza dei nostri dati, ma anche il titolo di Facebook in borsa, che a seguito dello scandalo è crollato del -7%: il punto più basso dalla sua quotazione nel 2014.
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