Come funziona Facebook Workplace spiegato da Matteo Pogliani
Facebook Workplace è una grande risorsa per le aziende, poco conosciuta e forse anche poco capita, per fortuna c’è Matteo Pogliani che ci spiega bene come funziona Facebook Workplace, il social di Facebook per le aziende.
Come funziona Facebook Workplace spiegato da Matteo Pogliani
di Matteo Ranzi
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Per capire meglio Facebook Workplace ho intervistato Matteo Pogliani, Partner e Digital Strategist di Open-Box. Qualche mese fa, le accuse di violazione della privacy hanno fatto ipotizzare un abbandono in massa di Facebook da parte di investitori e iscritti. L’inizio della fine insomma.
La risposta a questo ipotetico scenario da catastrofe è arrivata ad aprile: utili per azione passati a 1.69 dollari contro gli 1.04 dell’anno procedente e un aumento dei ricavi del 50% anno su anno.
Questi successi derivano dall’incremento della vendita di attività a pagamento e dalle conseguenze delle modifiche dell’algoritmo che hanno portato alla necessità di investire in inserzioni per avere anche solo un minimo di visibilità.
In questo passaggio progressivo da piattaforma principalmente free a social su cui investire per avere risultati, è stato lanciato anche Facebook Workplace. Alcuni dicono che sia l’evoluzione dei gruppi, altri un concorrente delle soluzioni di collaboration oggi in uso in azienda.
Per capire meglio questo strumento ho intervistato Matteo Pogliani, Partner e Digital Strategist di Open-Box (nella foto).
Attivo da inizio 2017, Facebook Workplace è un software di collaborazione che connette i membri di un’azienda, favorendone comunicazione e lavoro in gruppo.
Detto così può sembrare simile ad altri prodotti già sul mercato (Slack o Yammer), ma è molto di più: è una versione del celebre social orientata al mondo del lavoro.
La vicinanza al Facebook “tradizionale”, usato e conosciuto da tutti, ne rende l’utilizzo molto naturale, favorendone un’adozione rapida. Troviamo gran parte delle funzioni classiche (gruppi, Chat, la sezione Notizie, i video live), ma utilizzate ai fini della collaborazione aziendale.
Assolutamente sì, con la condizione di una sua reale e totale adozione. Workplace è un ecosistema estremamente ricco, che dà il meglio quando utilizzato appieno.
Uno strumento, a mio avviso, senza compromessi, che non merita utilizzi parziali e necessita di una forte spinta alla collaborazione tra team.
Se si desidera un mezzo di sola condivisione di documenti o comunicazione meglio ripiegare su altre scelte.
È un prodotto pensato e dedicato all’uso aziendale. Tant’è che il profilo personale e quello Facebook Workplace degli utenti risultano sempre separati, proprio per segnare il confine di utilizzo.
Per gli usi privati o comunque legati alla persona (personal branding) si rimanda al classico Facebook.
Esiste una versione “standard” gratuita, ma con funzionalità limitate. La versione “premium” invece ha un costo di 3 € a utente attivo. Un particolare non da poco, il pagamento, per chi effettivamente utilizza lo strumento.
Solo con la versione premium è consentito invitare persone che hanno email con dominio aziendale diverso. Resta la possibilità di lavorare sui gruppi aperti a più organizzazioni, ma così non si acquisisce reale vantaggio rispetto al gruppo “classico” (in più dovendo pagare). È una forzatura, ancor di più oggi che le funzionalità messe a disposizione dei Gruppi Facebook (come la possibilità di iscrizioni a pagamento) hanno visto un forte incremento, rendendoli strumenti dalle altissime potenzialità.
Per i prospect direi assolutamente no, anche per le complicanze già descritte. Con i clienti solo nel caso sia necessaria una forte e continuativa collaborazione.
Non dobbiamo però mai dimenticare che ciò ha senso solo se il cliente in questione già utilizza o conosce Workplace. Sarà difficile altrimenti inserirlo nel flusso di lavoro e convincerlo a usare l’ennesimo strumento, magari diverso da quello scelto nella sua realtà.
Gli eventi creati in Workplace hanno la medesima ricchezza di funzionalità e opzioni di quelli classici. Molto valide le integrazioni business che permettono di sincronizzarli ai calendari (Apple iCal, Microsoft Outlook e Google Calendar).
Il reale vantaggio resta però il totale orientamento al business (meeting, presentazioni), permettendo di renderli concretamente utili strumenti di lavoro.
È disponibile un’app mobile dedicata così da avere tutte le funzionalità sempre a portata di mano. Una necessità sin troppo impellente oggigiorno e che risponde alla natura stessa dei tool di collaboration che dovrebbero facilitare il lavoro di gruppo tra i diversi membri di un team.
L’advertising non è presente, sia per una questione di user experience (parliamo pur sempre di un tool di lavoro), sia per i possibili problemi che potrebbero derivarne: immaginate un competitor che fa un’inserzione dedicata alla qualità del suo ambiente di lavoro per invogliare i nostri dipendenti a cambiare.
Sicuramente testarlo, magari con il periodo di prova della versione premium, per comprenderne vantaggi e utilità per la propria realtà. Quest’ultima deve sempre guidarci: inutile adottare un tool come Workplace per le sue potenzialità e per il suo appeal se poi, magari, porta complicanze al team o non viene utilizzato.
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