L’AI è utile per migliorare il processo creativo e la qualità della scrittura, ma le storie risultanti sono più simili tra loro.
La creatività è al centro dell’essere umano e l’intelligenza artificiale generativa (AI), promette di rendere le persone più creative offrendo nuove idee, ma è vero? Non tanto… secondo lo studio di Anil R Doshi e Oliver P. Hauser.
Lo studio ha infatti esaminato l’impatto delle idee provenienti dall’AI generativa sulla produzione di racconti brevi in un esperimento online in cui alcuni scrittori potevano ottenere delle idee per le loro storie da un LLM. Si è scoperto che l’accesso alle idee dell’AI generativa fa sì che le storie create dagli autori siano considerate come più creative, meglio scritte e più piacevoli, questo vale soprattutto per gli scrittori meno creativi. Tuttavia, le storie che sono state generate con l’aiuto dall’AI sono più simili tra loro rispetto a quelle scritte con il solo intervento umano. Questi risultati indicano un aumento della creatività individuale ma anche il rischio di perdere l’originalità generale, collettiva. Questa dinamica ci pone di fronte a un dilemma sociale: con l’AI generativa, gli scrittori ne beneficiano individualmente, ma collettivamente viene prodotto un insieme più ristretto di contenuti originali. I risultati dello studio hanno implicazioni importanti per ricercatori, politici e professionisti interessati a rafforzare la creatività.
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L’AI riduce l’originalità
“I nostri risultati suggeriscono che, nonostante l’effetto positivo dell’IA generativa sulla creatività individuale, potrebbe essere necessario prestare attenzione se l’IA generativa fosse adottata più ampiamente per compiti creativi,” aggiungono i ricercatori.
Gli autori dello studio, Anil Dosh e Oliver P. Hauser, hanno condotto i loro esperimenti in diverse fasi. Prima, hanno reclutato 293 partecipanti per scrivere racconti brevi, suddividendoli in tre gruppi: solo umani, umani con un’idea generata dall’AI e umani con cinque idee generate dall’IA. Le idee generative sono state fornite da GPT-4 di OpenAI.
Nella seconda fase, un gruppo separato di 600 partecipanti ha valutato le storie in base a criteri di creatività, novità, utilità e caratteristiche emotive. Sono stati raccolti dei punteggi su criteri come “questa storia è ben scritta”, “questa storia ha una svolta sorprendente” e “questa storia è noiosa”. Per evitare qualsiasi pregiudizio, i valutatori non erano a conoscenza dell’uso dell’AI generativa se non a dopo le loro valutazioni iniziali.
Metodo dello studio
Fig. 1. Rappresentazione visiva dello studio.
(A) I partecipanti sono stati reclutati, hanno fornito il consenso a partecipare allo studio e completato il compito di associazione divergente (DAT) — una misura della creatività intrinseca di un individuo — prima di essere assegnati casualmente a una delle tre condizioni sperimentali: una situazione solo umana in cui la storia è scritta senza assistenza dell’intelligenza artificiale generativa, una situazione con scrittura umana con un’idea della GenAI e una condizione umana con cinque idee provenienti dall’AI. Sono statte raccolte un totale di 293 storie, poi consegnate agli valutatori. (B) I lettori hanno fornito valutazioni su sei storie assegnate casualmente. I valutatori hanno esaminano ogni storia tre volte. Prima di qualsiasi informazione sul modo in cui la storia è stata creata, il valutatore ha giudicato la creatività e le caratteristiche emotive della storia. Poi al valutatore è stato chiesto chiesto di giudicare quanto fosse probabile che la storia fosse stata scritta da un’AI rispetto a un umano. Infine al valutatore è stato detto se lo scrittore avesse avuto accesso e avesse usato l’AI generativa. A conclusione i valutatori hanno fornito risposte generali sulle loro opinioni sull’AI generativa.
Per cosa è utile l’AI nella scrittura
L’AI ha migliorato i punteggi su alcune metriche. Ad esempio, uno dei vantaggi più significativi dell’AI generativa è la sua capacità di “professionalizzare” il contenuto. Le storie prodotte con l’assistenza dell’AI sono state spesso descritte dai valutatori come meglio scritte e più piacevoli.
Questo miglioramento era particolarmente pronunciato tra gli scrittori meno creativi per natura, insomma l’AI ha prodotto un livellamento permettendo ai meno creativi di produrre opere al pari dei loro colleghi più creativi. D’altra parte, lo studio ha rivelato che le persone naturalmente creative non traevano molti benefici dall’uso dell’AI.
“Abbiamo riscontrato che, mentre avere accesso a un’idea generata dall’AI porta ad una creatività leggermente maggiore, i maggiori benefici (e differenze statisticamente significative nei nostri indici) provengono dagli scrittori che hanno accesso a cinque idee generate dall’AI,” ha osservato lo studio.
L’AI riduce l’originalità e la varietà delle idee
Dopo il test, i ricercatori hanno esaminato quanto fossero simili gli scritti. Per farlo, hanno utilizzato una serie di rappresentazioni ottenute dall’API di OpenAI. Queste rappresentazioni hanno aiutato a caratterizzare il contenuto del testo. Poi, hanno quantificato l’unicità di ogni storia misurando quanto fossero simili tra loro utilizzando la somiglianza coseno — fondamentalmente, una metrica che valuta la somiglianza tra due vettori, indipendentemente dalla loro dimensione.
I risultati hanno mostrato che le storie generate con l’aiuto dell’AI sono più simili tra loro rispetto a quelle create senza di essa. Questa somiglianza può essere attribuita a un “effetto di ancoraggio” delle idee generate dall’AI, che — sebbene creative — potrebbero limitare la variabilità delle idee degli scrittori fin dall’inizio.
“I nostri risultati mostrano che avere accesso alle idee generate dall’AI rende una storia più simile alla media delle altre all’interno della stessa condizione,” hanno concluso i ricercatori.
Sono emerse anche le implicazioni etiche dell’uso dell’AI nei processi creativi nello studio. La maggior parte dei valutatori ha trovato l’uso dell’AI nella scrittura delle storie etico e lo considera ancora un “atto creativo”. Tuttavia, hanno imposto una penalità agli scrittori che hanno utilizzato l’AI, suggerendo che la trasparenza sia essenziale nel lavoro creativo assistito dall’AI.
“La maggior parte dei valutatori ha indicato che rendere esplicito l’uso dell’AI dovrebbe essere parte integrante delle pubblicazioni che hanno utilizzato tali strumenti,” nota lo studio.
I danni dell’AI alla creatività
Il futuro della creatività nell’era dell’AI presenta una potenziale profezia autoavverante. Le persone meno creative potrebbero fare sempre più affidamento sull’AI per superare i blocchi creativi, diminuendo però così le proprie capacità, non esercitando i propri talenti, favorendo in questo modo la dipendenza dalla tecnologia rispetto al proprio all’intelletto. Insomma, l’Ai aiuta di più i meno creativi, più si usa l’Ai più si rischia di diventare meno creativi e quindi dipendenti dall’AI fino a non poterne fare più a meno nel processo creativo.
Un recente studio pubblicato dall’International Journal of Educational Technology in Higher Education ha avvertito che “l’uso di ChatGPT potrebbe sviluppare tendenze alla procrastinazione e alla perdita di memoria, riducendo le prestazioni accademiche degli studenti.”
Data l’influenza dell’AI generativa oggi, questa tendenza potrebbe facilmente estendersi oltre l’ambito accademico, influenzando tutti i campi che utilizzano e danno valore alla creatività. Comprendere e affrontare queste dinamiche permette oggi agli artisti, agli autori e a tutte le persone di sfruttare appieno il potenziale dell’AI generativa preservando però l’essenza insostituibile dell’umanità, la sua creatività.