Gli agenti AI rappresentano l’ultima evoluzione nel campo dell’intelligenza artificiale, ma cosa sono esattamente? La risposta non è semplice e le stesse aziende che li promuovono sembrano avere una definizione diversa. Che si tratti di chatbot avanzati o futuri colleghi digitali nei posti di lavoro, gli agenti AI sono di tendenza e stanno attirando le attenzioni, e gli investimenti, della Silicon Valley e non solo.
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Il nome “agente con intelligenza artificiale” è diventato un contenitore generico. OpenAI stessa ha pubblicato definizioni contraddittorie: in un blog post ha parlato di sistemi in grado di completare compiti in autonomia, mentre nei documenti per sviluppatori li descrive come modelli linguistici avanzati dotati di istruzioni e strumenti. Microsoft distingue tra agenti AI, descritti come “nuove applicazioni per un mondo basato sull’AI”, e assistenti digitali che svolgono compiti generici come scrivere email. Anthropic adotta un approccio più ampio, includendo sia sistemi completamente autonomi sia implementazioni che seguono flussi di lavoro predefiniti. Salesforce, invece, propone sei categorie diverse, che vanno dagli agenti basati su riflessi semplici a quelli guidati da logiche complesse.
Di certo, gli agenti con intelligenza artificiale rappresentano un’evoluzione rispetto ai chatbot e agli assistenti virtuali, poiché sono in grado di agire autonomamente, sfruttando il ragionamento e l’inferenza, anziché limitarsi a eseguire istruzioni predefinite. Un esempio chiarificatore è la prenotazione di un tavolo in un ristorante: un assistente virtuale si limiterebbe a effettuare la prenotazione richiesta, mentre un agente AI terrebbe conto di fattori quali l’agenda, i tempi di spostamento e la disponibilità del locale, prendendo decisioni più elaborate, come modificare l’orario o scegliere un ristorante alternativo in base alle circostanze.
Gli agenti AI (o agenti intelligenti) sono sistemi basati sull’intelligenza artificiale progettati per interagire con l’ambiente, prendere decisioni autonome e svolgere compiti complessi in modo proattivo. Non si limitano a generare testi o rispondere a comandi (come fanno molti chatbot), ma agiscono con obiettivi propri, pianificazione e adattamento al contesto.
Un agente AI non è solo un assistente: è un “collaboratore virtuale” che può osservare, pensare e agire.
Un agente AI tipico ha 3 componenti fondamentali:
Un modello linguistico (LLM) è reattivo: riceve un input, genera un output.
Un agente AI è proattivo: riceve un obiettivo, decide come raggiungerlo, con quali strumenti, in quale ordine, e se aggiornare la propria strategia in base ai risultati.
Gli agenti AI sono una pietra miliare nella transizione da strumenti intelligenti a collaboratori autonomi. Non solo ci aiutano, ma iniziano a prendere decisioni strategiche e operative, cambiando il modo in cui lavoriamo, costruiamo software, gestiamo infrastrutture e persino innoviamo.
Nonostante il caos terminologico, la promessa degli agenti AI è chiara: ridurre gli stalli operativi e automatizzare attività ripetitive, liberando tempo per compiti più complessi. Questi sistemi possono gestire documenti, processi HR, prenotazioni e analisi, con l’obiettivo di rendere le operazioni aziendali più fluide. Tuttavia, l’automazione estrema porta con sé il rischio di errori, decisioni imprevedibili e vulnerabilità di sicurezza, ma è importante ricordare che questi strumenti possono essere adattati alle esigenze specifiche dell’azienda. In questo modo avranno l’autorità di accedere solo alle informazioni che la ditta è disposta a condividere e potranno eseguire solo le azioni per le quali sono specificamente autorizzati. I loro compiti devono essere scelti con cura per garantire che siano in linea con le esigenze, le regole di sicurezza e i valori dell’azienda.
Gli agenti AI stanno conquistando la scena tecnologica. Non semplici chatbot né assistenti passivi, ma veri e propri software autonomi capaci di osservare, prendere decisioni, utilizzare strumenti digitali e raggiungere obiettivi complessi in autonomia. In questo blog post esploreremo da vicino il fenomeno, passando per le versioni gratuite, gli agenti sviluppati da OpenAI, applicazioni nel mondo crypto e in Salesforce, e come creare un proprio agente.
Molte piattaforme stanno già offrendo la possibilità di sperimentare gratuitamente agenti AI:
Questi strumenti consentono anche a chi non ha budget dedicati di iniziare ad esplorare il potenziale degli agenti AI e di comprenderne la portata rivoluzionaria.
OpenAI ha introdotto una vera rivoluzione nel settore degli agenti AI con la sua Assistants API, che permette di costruire agenti estremamente potenti e personalizzati usando GPT-4.
OpenAI punta molto sugli agenti AI, considerando questi sistemi come l’evoluzione naturale dei grandi modelli linguistici (LLM). La nuova API consente agli agenti di interagire con strumenti esterni come:
Il risultato? Un ecosistema in cui l’agente AI non è più solo una voce dialogante, ma un vero e proprio assistente capace di svolgere attività complesse.
Nel settore crypto e blockchain gli agenti AI stanno emergendo come strumenti chiave per il trading algoritmico, il monitoraggio delle transazioni e l’analisi predittiva:
Gli agenti AI crypto rappresentano così una promettente combinazione tra l’autonomia della blockchain e l’intelligenza adattiva dell’AI.
In Italia cresce l’interesse verso gli agenti AI. Progetti come Agent GPT offrono interfacce accessibili e semplici anche per utenti italiani. Sebbene molte soluzioni siano ancora prevalentemente in inglese, la possibilità di definire obiettivi e ricevere risposte e azioni in italiano rende l’approccio a questi strumenti molto più naturale e immediato.
La crescente comunità italiana attorno agli agenti AI sta anche promuovendo nuove idee e casi d’uso specifici per il mercato nazionale, rendendo sempre più concreto il ruolo strategico degli agenti intelligenti.
Realizzare un agente AI personale è diventato più semplice grazie a framework intuitivi come LangChain, AutoGPT, o la nuova Assistants API di OpenAI.
Ecco i passaggi base:
Creare un agente AI non è più una questione di esperti, ma una competenza accessibile a chiunque abbia conoscenze basilari di scripting e API.
Al momento, tra gli agenti AI più performanti e semplici da utilizzare spiccano:
La scelta del miglior agente dipende molto dall’obiettivo e dalla competenza tecnica dell’utente: per un uso aziendale approfondito, gli agenti basati su GPT-4 e API OpenAI restano la soluzione più robusta.
Per chiarire concretamente il concetto, ecco un esempio reale di un agente AI che gestisce report settimanali:
L’agente agisce così:
Un esempio pratico e semplice che evidenzia il potenziale produttivo degli agenti AI.
Salesforce è uno dei principali ambienti aziendali che sta beneficiando dell’integrazione degli agenti AI. Salesforce Einstein, infatti, offre agenti AI integrati capaci di:
Gli agenti AI in Salesforce consentono così ai team commerciali e marketing di concentrarsi sulle decisioni strategiche, delegando all’agente compiti ripetitivi e analitici, aumentando così la produttività e l’efficienza.
Gli agenti sono quindi una novità nebulosa e in continua evoluzione, proprio come l’AI stessa. Jim Rowan di Deloitte avverte che senza una definizione chiara è difficile misurarne il ritorno sugli investimenti e stabilire benchmark di performance affidabili. OpenAI, Google e Perplexity hanno appena iniziato a distribuire quelli che considerano i loro primi agenti – Operator di OpenAI, Project Mariner di Google e l’agente per lo shopping di Perplexity – e le loro capacità sono molto diverse. Non è un caso che un sito rispettabile come TechCrunch abbia scritto un articolo dal titolo “Nessuno sa cosa sia un agente AI”. Le aziende devono decidere se aspettare chiarezza o adattarsi a un mercato ancora in costruzione, dove il potenziale è enorme, ma la direzione rimane incerta.
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