Il wearable che è come una seconda pelle digitale

Siamo un po’ più vicini a sbarazzarci dei sensori di salute ingombranti, ora che gli scienziati hanno creato un sottile strato indossabile in grado di registrare i dati attraverso la pelle. Questo renderebbe un wearable come questo, che sembra una seconda pelle o un tatuaggio dorato alla moda, ideale per il monitoraggio medico a lungo termine ed è così confortevole che la gente dimentica di averlo indosso.

La maggior parte delle interfacce basate sulla pelle consistono in elettronica incorporata ad una sostanza, come la plastica, che viene poi applicata a formare una seconda pelle. Il problema è che la plastica è spesso rigida oppure non consente di muoversi e di sudare. In un articolo pubblicato nella rivista Nature Nanotechnology, gli scienziati hanno usato un materiale idrosolubile che lascia la parte elettronica direttamente sulla pelle, rendendo così confortevole indossarla. Venti partecipanti lo hanno indossato sulla loro pelle per una settimana e nessuno di loro ha riscontrato alcun problema: non si sono verificati pruriti o irritazioni e il dispositivo non si è rotto in nessun caso.

C’è un interesse sempre più crescente per le forme di interfacce da applicare a fior di pelle che possano essere controllate da remoto via telefono, ma anche per quelle che trasformano la pelle stessa in un touchscreen, proprio come quello di uno smartwatch.

Queste funzioni sono innovative e accattivanti e vanno a far leva su un aspetto ben più nobile, ovvero, il monitoraggio della salute che è una priorità ben più alta rispetto allo sviluppo di gadget capaci solo di intrattenere. Quasi tutti i tipi di monitoraggio medico – dalla misurazione dei segnali cerebrali a quella dei battiti cardiaci – richiedono degli elettrodi sulla pelle. Una tale pratica è perfetta per un laboratorio, ma non lo è più se tali monitoraggi devono essere continui e all’interno dell’ambiente domestico.

Questo nuovo sistema utilizza una maglia fatta di un materiale chiamato alcool polivinilico – già utilizzato per le lenti a contatto – e cartilagine artificiale. Gli scienziati hanno usato la forza elettrica per creare fili caricati del materiale (electrospinning), in seguito questi filati sono stati ricoperti d’oro per renderli più elettricamente favorevoli e quindi dei conduttori.

Collocando il dispositivo sulla pelle – in questo caso, la mano – e spruzzandoci sopra dell’acqua, l’alcool polivinilico scomparirà, ma i fili d’oro rimarranno e potranno essere utilizzati per alimentare una luce a LED oppure trasmettere dati ad un computer portatile.

Sono numerosissime le potenzialità di una tale tecnologia, ma l’aspetto negativo è che il sensore sia così comodo e delicato da poter non essere abbastanza resistente a lungo termine.


Il wearable che è come una seconda pelle digitale - Ultima modifica: 2017-07-21T10:00:52+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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