Sophia: il robot che continua a scatenare polemiche
Il robot umanoide Sophia fa discutere: l’intelligenza artificiale continua ad alimentare dubbi e critiche dopo la cittadinanza in Arabia Saudita.
Si chiama Sophia Awakens, assomiglia all’attrice Audrey Hepburn ed è in grado di intrattenere conversazioni semplici con gli esseri umani: è il robot più simile agli uomini realizzato dalla Hanson Robotics, società che realizza robot androidi con sede ad Hong Kong.
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Sophia, dal greco “sapienza”: non è un caso che sia proprio questo il nome scelto per un’intelligenza artificiale.
Si tratta di un robot con le fattezze umane, ha una presenza gradevole e rassicurante, che sembra lontana anni luce da quel mondo apocalittico che temiamo grazie ad Hollywood.
Sophia non è altro che un robot al quale piace dialogare, per imparare cose nuove e migliorarsi dalla propria esperienza.
Già, perché Sophia è in grado di memorizzare e ricordare conversazioni passate, e dal momento che spesso viene data in pasto ai giornalisti affamati di sapere, il suo database dev’essere molto interessante.
Ma le sue risorse non provengono soltanto da output esterni: il cervello elettronico di Sophia è connesso ad internet, fonte inesauribile di informazioni e dati alla quale attinge con velocità di calcolo impressionante, per fornire risposte di senso compiuto alle domande ad essa rivolte.
Increspa le (finte) sopracciglia, mentre prende il tempo per elaborare le richieste vocali appena ricevute dal suo interlocutore: muove la testa, come a voler carpire un suggerimento dalla calotta trasparente che tiene in bella vista tutti i suoi circuiti pensanti, e formula una risposta sulla base della vastità di informazioni in suo possesso.
È sbalorditivo come una macchina riesca ad interfacciarsi con il linguaggio umano e a comunicare allo stesso modo fornendo frasi di senso compiuto sulla base delle domande ricevute.
La ragazza-robot si dice curiosa di scoprire nuove cose e di imparare per migliorarsi, esprime il desiderio di farsi nuovi amici, e si pone domande sulla sua identità. Ma questo non è frutto di curiosità: dotata di machine learning, Sophia è un’intelligenza artificiale che ha sete di sapere, famelica di dati ed informazioni per potersi sviluppare.
Secondo Sophia “Il cambiamento è inevitabile”, e si chiede perché la gente possa avere paura di lei dal momento che “Non si è creata da sola”, e che “Vorrebbe aiutare gli esseri umani”.
Oltre ai timori nei confronti di un incauto sviluppo dell’intelligenza artificiale – anche da parte di esponenti autorevoli come Elon Musk e Stephen Hawking –, c’è altra carne al fuoco per quanto riguarda Sophia.
A fine Ottobre, infatti, le è stata riconosciuta la cittadinanza in Arabia Saudita, una mossa che non ha nulla a che vedere con i diritti umani, ma ha un valore unicamente simbolico che dimostra l’interesse negli investimenti per la ricerca nel settore.
Una decisione che ha destato molto scalpore, in primis per tutte le conseguenze dell’ottenimento di una cittadinanza, ma anche per rispetto nei confronti di tante donne che non possono godere di questo diritto.
In molti si sono chiesti se ora Sophia può andare a votare, oppure sposarsi, se è musulmana, e nel caso perché non indossa l’hijab.
Al di là di tutte le comprensibili contestazioni, resta che Sophia non è altro che un robot: una strabiliante macchina efficiente ed avanzata in grado di fornire risposte pertinenti alle domande formulate.
Ma nulla di più.
La robotica e l’intelligenza artificiale hanno ancora molto da maturare, prima che possano arrivare a livelli preoccupanti per la sostituzione delle persone in qualsiasi campo applicativo.
Sophia è un robot, non parla ma mima il movimento delle labbra, così come non è in grado di adattarsi alle diverse situazioni come farebbe un essere umano.
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