Con Seti@home tutti possono cercare, senza muoversi da casa, forme di vita aliena, Seti (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) cerca infatti di rispondere ad una domanda: esistono altre forme di vita extraterrestre nello spazio? Attiva dal 1974, questa associazione privata con base in California ha di recente iniziato a coinvolgere normali cittadini e studiosi per trovare una risposta all’importante quesito. Seti@home è il nome del progetto che richiede l’utilizzo di comuni computer per analizzare i dati provenienti dallo spazio.
La versione “casalinga” di Seti per la ricerca degli extraterrestri viene descritta da Seti come un esperimento scientifico, con base nell’università californiana di Berkeley, che utilizza computer connessi a internet per scovare intelligenza aliena. Si può partecipare eseguendo un programma gratuito che scarica e analizza i dati raccolti dai professionisti attraverso i potenti radiotelescopi in dotazione all’associazione. In particolare Seti@home utilizza l’Allen Telescope Array, situato in California e dedicato alla memoria di Paul Allen, cofondatore di Microsoft e sostenitore del programma. Ogni giorno il potente telescopio raccoglie migliaia di segnali audio provenienti dallo spazio: è compito dei ricercatori studiarli e provare a capire se si tratta di messaggi alieni e non di rumori naturali della galassia. Finora non è stato scovato alcun segnale valido, ma la ricerca di intelligenza extraterrestre implica un controllo continuo di un punto nel cielo per vedere se lo stesso segnale sonoro si ripete, cambia o sparisce.
“Affinché il segnale salga al di sopra del rumore di fondo, lo si comprime in una banda di bassa frequenza. Questi blocchi di dati o unità di lavoro hanno ancora grandi dimensioni, ma ora non richiedono molto tempo per il download. Anche l’elaborazione è molto più rapida. Ciò che una volta richiedeva una settimana, un computer moderno può farlo in circa un’ora e mezza – ha detto Eric Korpela, a capo di Seti@home – il segnale potrebbe essere un tono singolo, lungo come un fischio o apparire in impulsi. Bisogna tenere conto dei movimenti orbitali dei pianeti e delle interferenze da parte di oggetti realizzati sulla Terra, come satelliti e telefoni cellulari”.
Per tutti questi motivi, solo alcuni segnali dei milioni raccolti negli anni da Seti passano il primo screening e vengono inviati ai computer degli appassionati. “Negli ultimi venti anni abbiamo ottenuto milioni di potenziali segnali. Stiamo lavorando su un software per analizzare tutte queste informazioni. Un problema di vecchia data nel tentativo di trovare un’intelligenza extraterrestre è che possiamo raccogliere più dati dai telescopi di quanti ne possiamo analizzare con gli strumenti che abbiamo,” ha aggiunto Korpela, che è stato il primo a proporre l’idea divenuta di successo di Seti@home.
I fondatori del progetto hanno dichiarato di aver attirato più di cinque milioni di partecipanti in 226 paesi che hanno messo a disposizione i propri dispositivi per aiutare la ricerca. Il progetto è a lungo termine, ma le potenzialità date dall’alto numero di interessati fanno ben sperare i ricercatori che si sono dedicati a Seti@home; “negli ultimi anni abbiamo registrato una crescita di iscritti: la maggior parte di essi esegue l’applicazione su un paio di computer o un dispositivo Android. Gli smartphone attuali sono più che in grado di eseguire un programma creato per computer della fine degli anni ’90” conclude Korpela. Oggi tutti possono contribuire da casa alla ricerca di E.T.
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