Robot e lavoro è un tema che desta preoccupazioni e che i robot nel futuro possano prendere il lavoro degli umani non è solo una paura, ma quasi una certezza.
Fra robot agricoli, infermieri e cuochi, negli ultimi tempi si sono viste numerose news che parlavano dell’ingresso trionfale di automi e intelligenza artificiale nel mondo delle aziende. Anche se queste novità possono spaventare, esistono storie positive che dimostrano l’utilità degli avanzamenti della tecnologia e come il rapporto uomo lavoro e robot non si a senso unico
È questo il caso di una notizia che arriva dal Giappone: qui, in un bar di Tokyo, hanno cominciato a lavorare dei robot camerieri comandati da persone con paralisi.
Una start up giapponese, nota come Ori, ha messo a disposizione di un locale di Tokyo dei robot in grado di muoversi e portare piatti ai clienti del ristorante. Gli automi, alti poco più di un metro, sono guidati da umani non presenti sul luogo, ma residenti nella propria casa o nella stanza di una clinica medica. In questo caso a dirigere i camerieri automatici sono persone malate e costrette a letto da patologie come danni alla colonna vertebrale o affette da Sla. Grazie ai comandi immessi in un computer, che possono essere fatti anche col solo movimento degli occhi, i pazienti riescono a far muovere gli androidi e a rivolgersi ai clienti del ristorante.
L’idea, ispirata a un anime giapponese del 2008 dal titolo Time of Eve, ha avuto un buon successo in Giappone. Al momento il bar di Tokyo resterà aperto solo per qualche settimana per pubblicizzare i risultati, ma è probabile che dopo questa storia di successo altri locali in giro per il mondo decidano di assumere i robot e i relativi lavoratori.
Infatti, i malati che comandano gli androidi ricevono un compenso: per ora si è scelto di dare a questi speciali manovratori il salario minimo giapponese riservato ai dipendenti della ristorazione. Un passo avanti importante che permette a chi è costretto a letto di restare in contatto con la società, guadagnare qualcosa e iniziare un’utile riabilitazione cognitiva.
“La nostra missione è quella di provare a risolvere i problemi causati dalla solitudine creata dalle malattie e dalle distanze – spiegano gli inventori di Ori sul loro sito parlando del progetto, chiamato OriHime – anche chi è paralizzato e può muovere solo gli occhi sarà in grado di controllare i robot e interagire con le altre persone, usando il linguaggio del corpo attraverso gli androidi. Ogni funzionalità è pensata per creare un’esperienza che tutti, dal controllore alle persone coinvolte nel locale, ricorderanno con piacere, sentendosi come se avessero trascorso insieme dei momenti preziosi”.
È possibile controllare OriHime da smartphone o tablet in qualsiasi parte del mondo per vedere, ascoltare, parlare ed esprimersi attraverso gli automi. Il programma è progettato per tutti, compresi quelli senza esperienza nell’uso di internet o di applicazioni.
Per rendere ancora più interessante l’esperimento, gli ingegneri giapponesi hanno dotato i robot di facce espressive in grado di riprodurre emozioni e reazioni attraverso il movimento di bocca e occhi. I visi dei bot OriHime sono ispirati alle maschere della corrente di teatro del Giappone nota come Nō. Un ulteriore passo per invogliare i clienti a interagire con i robot e a scoprire che dietro i loro movimenti ci sono persone umane.
La speranza dei creatori e dei primi lavoratori che hanno provato l’esperienza è quella che la vicenda diventi una normalità nel futuro, così da dare la possibilità anche ai malati e alle persone costrette a letto di mantenersi attive e continuare a interagire con altre persone.
Andrea Indiano, corrispondente dall’estero
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