Canali di rete Tv illegale in Italia sono stati smantellati dalla Guardia di Finanzia nell’ambito di un operazione antipirateria che ha permesso l’interruzione di 56 server, 2 siti web e 2 canali Telegram che consentivano ai clienti l’accesso a 450 canali televisivi a pagamento e a oltre 30.000 contenuti multimediali on demand come film e serie TV. L’apparato criminale, che si reggeva su 7 strutture nel nostro Paese, è quindi risultato uno dei più grossi a operare. La Finanza, infatti, è riuscita a smantellare una rete Tv illegale composta da 900 rivenditori, di cui 627 identificati, anche se non è ancora chiaro quanti siano stati denunciati.160.572 abbonamenti.
Nel complesso è stata individuata una filiera illegale che si basava sull’attività di vendita degli abbonamenti attuata da circa 900 reseller dei quali 627, anello di congiunzione con i clienti finali, operavano sul territorio nazionale. Il provvedimento fa seguito ad una denuncia/querela presentata dalla Lega Nazionale Professionisti di Serie A, contitolare, unitamente alle singole squadre organizzatrici delle partite di calcio, dei diritti audiovisivi relativi a tutti gli eventi disputati nelle competizioni di cui la stessa è organizzatrice (Campionato di Serie A Tim, Coppa Italia, Supercoppa e Competizioni Primavera). Già in precedenza, infatti, nell’ambito della stessa indagine erano state bloccate 85 risorse web.
“L’illecita attività fa riferimento alla moderna metodologia di distribuzione di contenuti multimediali, la cosiddetta IPTV (Internet Protocol Television), attraverso la quale i pirati acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento per poi distribuirli sulla rete internet, sotto forma di un flusso di dati ricevibile, dagli utenti fruitori, con la sottoscrizione di un abbonamento illecito ed un semplice PC, tablet, smartphone o decoder connesso alla rete“, sottolinea la Guardia di Finanza.
Un volume d’affari stimabile nell’ordine del milione e mezzo al mese, il tutto in piena violazione dei diritti audiovisivi legati ai contenuti in oggetto.
“Le indagini, inoltre, hanno permesso di individuare due canali Telegram i cui amministratori, tra l’altro, dopo aver hackerato i predetti sistemi dedicati all’illecita diffusione dei contenuti multimediali, tentavano di estorcere denaro ai “pirati” che li gestivano dietro la minaccia di pubblicare, anche su due siti internet, dati e credenziali riferibili agli abbonamenti illegali attivi”.
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