Raspberry Pi
Un PC tascabile e con tutte le componenti a vista per essere osservate e studiate: Raspberry Pi è il microcomputer più amato di sempre.
Raspberry Pi
Più la tecnologia avanza, più il progresso elettronico ha bisogno di figure esperte che sappiano come gestirla: partendo da questo presupposto un’associazione inglese, nata con lo scopo di diffondere la conoscenza informatica, è riuscita a presentare al pubblico qualcosa di straordinariamente semplice, ma al contempo funzionale e strabiliante.
Promossa dalla Raspberry Pi Foundation, la piccola Raspberry Pi ha ottenuto un successo strepitoso, grazie alla sua capacità di adattarsi a mille usi, e di divenire il centro nevralgico di un’infinità di progetti informatici.
Indice dei contenuti
Raspberry Pi è un computer single-board, ovvero costituito da un’unica scheda elettronica, completa di ciò che necessita ai suoi molteplici utilizzi.
La particolarità di Raspberry Pi può essere colta tutta nel suo aspetto: grande quanto una carta di credito, Raspberry Pi possiede diverse componenti a vista per essere studiate e riconosciute da chi si accinge ad utilizzarla.
L’idea della Raspberry Pi è nata quando i creatori si sono resi conto che la sempre maggiore domanda di programmatori non trovava riscontri sufficienti.
In effetti, durante la prima massiccia diffusione dei personal computer negli anni ‘80, chi voleva padroneggiarne uno era costretto ad imparare le basi della programmazione.
Al giorno d’oggi, invece, sebbene i ragazzi siano abituati a vivere in un mondo completamente digital, sono abituati a interfacce ed ecosistemi molto più semplici ed intuitivi da usare.
La maggiore attenzione all’aspetto user-friendly, infatti, da un lato ha semplificato l’utilizzo di internet e dei dispositivi tecnologici, abbattendo qualsiasi tipo di barriera e rendendo la tecnologia accessibile a tutti, dall’altro però ha reso inutile ai fruitori conoscere l’ABC dell’informatica.
Per questo motivo, l’idea del Raspberry Pi è tanto semplice quanto geniale: un computer in miniatura, spogliato di fronzoli, accessori e addirittura senza nemmeno uno chassis, per mostrarsi in tutta la sua pura e semplice funzionalità. Adottata in primis soprattutto da insegnanti che a scuola volevano insegnare l’informatica ai bambini, oggi la Raspberry Pi è un piccolo gingillo che fa parte dell’arsenale di qualsiasi nerd o appassionato di elettronica che si rispetti.
Data la semplicità d’uso e l’alta versatilità della scheda, infatti, anche chi non ha grandi capacità informatiche può riuscire nella realizzazione di piccoli progetti casalinghi.
Possiamo distinguere diverse versioni, che presentano una differente componentistica hardware, come:
Negli anni si sono susseguite diverse evoluzioni di Raspberry Pi, e se la Raspberry Pi 4 è ancora in fase di sviluppo e dovrebbe vedere la luce a febbraio 2019, al momento la versione più completa prende il nome di Raspberry Pi 3 B+.
[Link immagine: https://it.depositphotos.com/search/raspberry-pi.html?qview=89354194]
Prendendo in considerazione quest’ultima variante del microcomputer, basti pensare ad una scheda elettronica come quelle che si trovano nei PC, ma dalle dimensioni molto più contenute.
Raspberry Pi 3 B+ è infatti grande solo 87 x 58,5 x 18 millimetri, ma a bordo è equipaggiata con tutto l’occorrente come:
La piccola scheda elettronica può essere mossa da un sistema operativo adattato sulle sue capacità, che viene fatto leggere dal dispositivo attraverso una scheda microSD che funge anche da storage di dati.
È possibile acquistare un kit con una microSD con l’OS precaricato, oppure scaricare il tutto liberamente dal sito web ufficiale.
Raspberry Pi, infatti, dà il meglio di sé con alcune distribuzioni Linux dedicate, dunque con un software libero e utilizzabile da tutti, senza bisogno di acquistare alcuna licenza.
Esistono versioni basate sulle famose distro Linux di Debian o Fedora, ad esempio: la prima prende il nome di Raspbian, ed è la più diffusa ed apprezzata tra le tante, per un primo approccio al minuscolo computer single-board.
Una volta installato il sistema operativo, la cui operazione potrebbe richiedere quasi mezz’ora, date le modeste capacità hardware di Raspberry Pi, è possibile utilizzare il dispositivo per svariati ambiti di applicazione.
Ad esempio, si può creare un minicomputer con una suite di strumenti d’ufficio senza troppe pretese, per la realizzazione, la modifica e la stampa di documenti, oppure realizzare un dispositivo fai-da-te in grado di scattare e memorizzare fotografie digitali, mediante l’installazione dell’apposito modulo fotografico.
Ancora, Raspberry Pi può diventare il centro di un sistema di videosorveglianza casalingo, ma una delle applicazioni più diffuse ed apprezzate del Raspberry Pi è di certo il media center, capace di leggere un elevato numero di formati di file multimediali sia audio che video. Tra gli appassionati videogamers, inoltre, spopola la trasformazione del Raspberry Pi in una console vintage di videogames rétro, mentre chi ama studiare la meteorologia può sfruttare il piccolo computer come una stazione meteo.
Infine, chi vuol capire il funzionamento di un moderno smartphone, può realizzarne uno handmade proprio con la piccola scheda elettronica inglese.
Esiste un’altra piccola scheda elettronica che è riuscita a conquistare il cuore di tutti i creativi elettronici, ed è tutta italiana: si chiama Arduino, presenta dimensioni contenute come Raspberry Pi ,ma è concepita per un uso sostanzialmente diverso.
Se Raspberry Pi è un computer in miniatura utilizzabile per far girare software, e dotato di un sistema operativo – seppur adattato alle sue capacità –, Arduino è invece una scheda dotata di un microcontrollore capace quindi di gestire i segnali elettronici.
La prima differenza fisica che si nota tra le due schede, oltre alla grandezza maggiore della Raspberry Pi, è che quest’ultima possiede un microprocessore, mentre Arduino può contare solo su un microcontrollore. Ciò si traduce anche nelle applicazioni dei due piccoli dispositivi: Arduino rappresenta quindi la scelta prediletta per chi ha intenzione di mettere a punto prototipi hardware elettronici, da governare appunto con il microcontrollore, mentre Raspberry Pi resta l’ideale per apprendere le basi dell’informatica e della programmazione.
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