L’uomo che sussurrava ai robot

Lui è un ingegnere pachistano che ha saputo insegnare a rialzarsi al robot Nao, progettato per giocare a calcio nella robocup. Mentre molti dei cervelli più brillanti del design italiano fuggo all’estero Waqar Chightai oggi studia in Italia e sui robot dice “è difficile insegnargli ad essere umili”.  Waqar Chightai è un ingegnere pachistano, che […]


Lui è un ingegnere pachistano che ha saputo insegnare a rialzarsi al robot Nao, progettato per giocare a calcio nella robocup. Mentre molti dei cervelli più brillanti del design italiano fuggo all’estero Waqar Chightai oggi studia in Italia e sui robot dice “è difficile insegnargli ad essere umili”.

 Waqar Chightai è un ingegnere pachistano, che voleva fare il medico, ma che poi è diventato ingegnere con l’obiettivo di risolvere problemi e dare una mano all’economia, con il sorriso. “La chiave di un’economia florida è l’innovazione continua sorridente” dice Chightai e molti sorrisi li ha strappati con Nao, il robot che ha contribuito a realizzare per la coppa del mondo di intelligenza artificiale del 2011. Spesso i cervelli fuggono dall’Italia, Waqar Chightai è invece l’esempio di un’eccellenza che oggi studia nel nostro paese, alla Eni University, dopo essersi messo in mostra con Nao.

“Robocup – spiega Chightai – è una competizione molto prestigiosa che si svolge ogni anno è che ha l’obbiettivo entro il 2050 di formare un team di robot umanoidi che possa giocare e battere, seguendo le regole Fifa, contro i viciniori uscenti della coppa del mondo di calcio. Ci sono molte diversi tornei all’interno di robocup, uno si svolge con team formati dal robot standard, ovvero Nao. Io sono stato selezionano da un’università irlandese per fare in modo che Nao potesse rialzarsi dopo essere caduto, seguendo dei movimenti differenti a seconda della situazione in cui si trova, perché spesso doveva intervenire un “arbitro” per rimetterli in piedi dopo uno scontro”.

Qual è la cosa più difficile da insegnare ad un robot?

Potrà sembrare strano, ma è l’umiltà! Nonostante i grandi passi in avanti la robotica è nella fase della sua infanzia. Un robot svolge tutti i suoi compiti basandosi sulle informazioni che arrivano dai suoi sensori che però non sono sempre affidabili e questo è quello che un robot non comprende. Non è in grado di valutare esattamente quando credere ad un sensore e quando no. Insomma pensa sempre di aver ragione, in realtà non è così.

In che modo i robot potranno migliorare la vita delle persone?

Le possibilità sono grandiose. Una volta anche la robotica sarà una scienza matura cambierà completamente il nostro modo di vivere, secondo me. Lo sviluppo  del Nano Electro-Mechanical System (Nems) porterà I robot in tutti gli aspetti della nostra vita, dalla medicina, alle industrie, fino alle nostre case. Cambieranno completamente la nostra vita, in positive.

In che modo la tuo conoscenza dei robot si sposa con Eni, che è un’azienda petrolifera?

Vi devo fare una confessione, non sono un esperto di robotica. Sono solo un ingegnere elettronico che è affascinato da questo campo e sono stato abbastanza fortuna di avere l’opportunità di lavorarci. Secondo la mia modesta opinione la robotica ha molto da offrire all’industria del petrolio e del gas, perché possono essere progettati per lavorare efficientemente in situazione estreme per temperature e pressione.

E come è l’esperienza di lavorare e studiare in un’azienda italiana  presente in tutto il mondo come Eni?

Straordinaria, semplicemente straordinaria. Se dicessi solo bello, sarebbe un eufemismo. Pe runa persona come me la cosa più affascinante è avere la possibilità di viaggiare ed imparare dalle diversità culturali, questa esperienza è un sogno diventato realtà. Immaginate di studiare in una classe formata da 21 persone provenienti da paesi diversi e di farlo vivendo in un paradiso turistico come l’Italia e all’interno di una società come Eni, l’esperienza è così bella da essere surreale.

Anche se non lei, come die, non è un esperto di robot. Secondo lei posso insegnare qualcosa all’uomo?

È una domanda filosofica, ma la mia risposta è sì, possono insegnarci davvero qualcosa.  Ci insegnano quando sia meraviglioso, e sorprendentemente complesso l’uomo e quanto sia difficile replicare anche le abilità più semplici che abbiamo. Se non altro ci insegnano che l’antropocentrismo ha la sua logica e le sue ragioni.


L’uomo che sussurrava ai robot - Ultima modifica: 2014-06-16T14:26:45+00:00 da Francesco Marino
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