Intelligenza artificiale applicata al calcio
L’intelligenza artificiale applicata al calcio è solo l’ultimo sviluppo nell’utilizzo di questa tecnologia. Finora l’AI era stata sfruttata per ottimizzare processi meccanici e per la risoluzione di problemi, ma ora trova un nuovo uso nello sport. E lo fa a fianco di due giganti nei rispettivi settori: da un lato la squadra inglese del Liverpool Football Club, dall’altro la società DeepMind, leader nel mondo dell’intelligenza artificiale che parte dell’impero Alphabet cui fa capo anche Google.
La collaborazione fra DeepMind e la squadra dell’allenatore Jurgen Klopp è stata spiegata in un documento scritto dai ricercatori delle due organizzazioni, pubblicato dal Journal of Artificial Intelligence Research. Negli ultimi anni, la quantità di dati disponibili nel calcio è aumentata grazie all’uso di sensori, localizzatori GPS e algoritmi di visione artificiale per monitorare il movimento della palla e dei giocatori. Per le squadre di calcio l’intelligenza artificiale offre un modo per individuare gli schemi migliori e suggerire quei movimenti che gli allenatori non vedono. Per i ricercatori di DeepMind, il calcio offre un ambiente limitato ma stimolante per testare i loro algoritmi. Il documento dimostra come è possibile addestrare un modello sui dati di una squadra e di una formazione specifica per prevedere come reagiranno i suoi giocatori in una situazione particolare: se si lancia una palla lunga nella fascia destra contro il Manchester City, ad esempio, un terzino dovrebbe correre in una direzione particolare, mentre l’attaccante potrebbe fare qualcos’altro.
“Ci sono molti dati e non è necessariamente così facile gestire queste masse di informazioni. Stiamo cercando di creare tecnologie assistive – ha detto Karl Tuyls, ricercatore di intelligenza artificiale per DeepMind che ha lavorato al progetto con il Liverpool – un gioco come il calcio è molto interessante perché ci sono vari agenti presenti, c’è competizione e ci sono aspetti collaborativi. L’obiettivo è avere un sistema senza soluzione di continuità che si integri bene con il giocatore umano in campo e faciliti il suo lavoro. Non credo che si vedranno grandi impatti nei prossimi sei mesi o un anno, ma nei prossimi cinque anni alcuni gli strumenti saranno più sviluppati e si potrebbe vedere qualcosa come un ‘Automated Video Assistant Coach’ che può aiutare con l’analisi pre e post partita, oppure può guardare la prima metà di una partita e dare consigli su cosa potrebbe essere cambiato nel secondo tempo”.
I ricercatori hanno condotto un’analisi su oltre 12.000 calci di rigore battuti in tutta Europa nelle ultime stagioni, classificando i giocatori in base al loro stile di gioco e quindi utilizzando tali informazioni per fare previsioni su dove avrebbero tirato e se avrebbero potuto segnare. Gli attaccanti, ad esempio, avevano più probabilità di mirare all’angolo in basso a sinistra rispetto ai centrocampisti, che hanno adottato un approccio più equilibrato e i dati hanno dimostrato che la strategia ottimale per i rigoristi era calciare verso la direzione del loro piede più forte.
DeepMind spera di combinare visione artificiale, apprendimento statistico e tattica per aiutare i team a individuare modelli nei dati che stanno raccogliendo e che altrimenti non sarebbero in grado di vedere. Applicare l’intelligenza artificiale al calcio potrebbe rendere i giocatori e gli allenatori più abili nello sfruttare gli schemi e nel prevedere i movimenti della squadra avversaria. Dopo l’arrivo della Var, potrebbe essere l’AI la nuova entrata tecnologica nel mondo del pallone, ma bisognerà vedere cosa ne penseranno i tanti tifosi di calcio in Italia e nel mondo.
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