Nuovo scandalo scoppiato ai danni della società fondata da Larry Page e Sergey Brin: un dispositivo Nest per la sicurezza integra un microfono mai specificato nelle caratteristiche.
Siamo circondati da dispositivi smart, e le nostre case sono sempre più intelligenti: a partire dal semplice smartphone o dal tablet, passando per la smart TV, lo smart speaker domestico, ma anche il frigo, la lavatrice, o il termostato intelligente.
Al giorno d’oggi è difficile – se non impossibile – non incontrare almeno uno dei dispositivi appena elencati all’interno di un’abitazione e, se alcuni sono dotati di un microfono per assolvere alle funzioni principali, che vanno dalle telefonate ai comandi vocali, non fa mai piacere scoprire che un device installato in casa sia dotato di un orecchio artificiale a propria insaputa.
Questo è quanto accaduto con il caso scoppiato negli ultimi giorni a carico di Nest, nota società produttrice di dispositivi per la domotica, acquisita ormai 5 anni fa dall’onnipresente Google.
Nest è nota alla maggior parte delle persone per la realizzazione di termostati intelligenti, in grado di regolare in maniera automatica la temperatura all’interno della casa riuscendo a comprendere quando ci sono persone al suo interno, e settando l’impianto di aria climatizzata nel nome del risparmio energetico.
Ma Nest è anche creatrice di sistemi di sicurezza, che oltre alla videosorveglianza passano per veri e propri sistemi di sicurezza domestica: si chiama Nest Secure, e si occupa della sicurezza della casa attraverso un sensore in grado di rilevare movimenti, ma anche una centrale che consente di inserire o disinserire l’allarme, ed è proprio quest’ultima al centro delle polemiche degli ultimi giorni.
Si chiama Nest Guard, ed è un dispositivo intelligente dalla sagoma vagamente somigliante ad un piccolo Google Home, dotato di un tastierino numerico per consentire l’attivazione e disattivazione dell’allarme, e di un altoparlante che annuncia con una comunicazione acustica il tempo rimanente per l’attivazione dell’allarme, ad esempio.
Queste le specifiche principali conosciute da coloro che hanno deciso di acquistare uno dei bundle Nest Secure fino a qualche giorno fa, quando all’inizio del mese di febbraio Google stessa ha annunciato la possibilità imminente di attivare l’ausilio del suo assistente digitale anche sulla Nest Guard.
Questo annuncio ha naturalmente destato sin da subito dubbi e perplessità, soprattutto in quell’utenza che tiene in modo particolare alla propria privacy: come può Nest Guard dare voce a Google Assistant, senza possibilità di ricevere comandi vocali?
E invece questa possibilità si è scoperta essere nei Nest Guard da sempre, grazie all’installazione di un microfono integrato all’interno dell’unità.
Peccato, però, che l’esistenza di questo microfono sia stata perlopiù “taciuta” da Google, che non ne ha mai fatto menzione nelle specifiche tecniche del dispositivo.
Google ha subito ammesso che si è trattato di un errore, una sorta di grave dimenticanza che però, a detta del portavoce, non voleva recare danno a nessuno. Pare infatti che la compagnia di Mountain View si sia affrettata a spiegare che il microfono mai dichiarato non sia stato usato per spiare gli utenti, dal momento che è possibile attivarlo solo su intervento e configurazione da parte dell’acquirente.
In un momento storico già delicato per la sfera della privacy, un passo falso di Google in tal senso potrebbe costare piuttosto caro, tradendo la fiducia dei consumatori ormai già piuttosto diffidenti nell’utilizzo di device intelligenti, a causa dei rischi che ne possono derivare.
Tuttavia, Nest Secure non è ancora in vendita in Europa, e di certo Google troverà il modo per rassicurare i clienti di Nest convincendoli con altre irresistibili comodità tecnologiche.
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