di Cecilia Cantadore
Parlando via Google Hangout in occasione della Hackers on Planet Earth Conference di New York, Snowden ha sottolineato – già l’aveva fatto in passato – come i prodotti tecnologici che usiamo tutti i giorni debbano garantire maggior sicurezza e protezione dei dati sensibili.
Ma Snowden ha lasciato intendere, senza entrare nei dettagli, che sta per lavorare a qualcosa in questo campo. Ha anche chiesto agli hacker di lavorare con lui: “Noi, voi che siete in questa stanza ora, avete i mezzi e le capacità per aiutare a costruire un futuro migliore, codificando i nostri diritti in programmi e protocolli su cui fare affidamento ogni giorno. Questo è il progetto che desidero portare avanti e spero vogliate unirvi a me… per farlo diventare realtà”.
Nel suo intervento, collegandosi via Google Hangout dalla Russia dove sta vivendo in asilo politico, Snowden ha difeso le sue azioni di spionaggio e infiltrazione mentre lavoraca per la NSA. “Se vogliamo avere una democrazia e una cittadinanza trasparente, se vogliamo dare il consenso al governo, dobbiamo sapere cosa succede, come funzionano le policy e non possiamo permettere che il governo ci escluda da tutte le sue azioni” ha detto Snowden. “Abbiamo il diritto in qualità di cittadini americani e membri della comunità internazionale di conoscere le linee guida delle politiche di governo che possono avere delle conseguenze nelle nostre vite di tutti i giorni”. Gli americani non hanno un’idea chiara di come vengano utilizzate dal governo le informazioni e i loro dati, ha continuato Snowden.
Allo speech di Snowden era presente anche Daniel Ellsberg, colui che copiò e fece pubblicare i Documenti del Pentagono nel 1971, rendendo pubblico uno studio approfondito sulle strategie e i rapporti del governo americano con il Vietnam, rivelando come il governo avesse mentito ai cittadini e intrapreso delle azioni di guerra prima che gli americani ne fossero informati. L’allora presidente Nixon, quando seppe della pubblicazione dei Pentagon Papers, mandò un’ingiunzione per bloccare la pubblicazione dei documenti, ma il New York Times fece appello alla Corte Suprema che annullò l’ingiunzione a favore della libertà di stampa.
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