Hydron-R e Hidron-W, i due droni subacquei ad altissima tecnologia progettati e realizzati dalla Saipem tra Marghera e Trieste, sono in partenza per la Norvegia. Al largo delle coste del Paese scandinavo, nel Njord Field della società Equinor, si caleranno per restare sui fondali e intervenire in caso di ispezioni o manutenzioni alle attrezzature sommerse. I due robot saranno in grado autonomamente o teleguidati da una sala nella base triestina Saipem di intervenire in caso di danni o solo di controllo di impianti oil&gas e tutto quanto sta sott’acqua, fino a un massimo di tremila metri di profondità.
Saipem lo scorso anno si era aggiudicata la gara del valore di 40 milioni di euro, stipulando un contratto di servizio di 10 anni, primo al mondo per un drone subacqueo. Dotati di intelligenza artificiale e attrezzi vari, i due robot ‘dormono’ sul fondo del mare, in una sorta di garage, per essere svegliati all’occorrenza ed effettuare la missione loro indicata. Completamente elettrici, si ricaricano con un conduttore induttivo e possono restare immersi fino a un anno senza mai tornare in superficie, abbattendo quindi i costi per le manutenzioni. In precedenza per svolgere questo lavoro occorreva far giungere sul posto una nave e calare in mare apparecchiature varie di controllo con costi molto alti.
I droni subacquei sono ritenuti, infatti, un valido aiuto sia in campo scientifico che anche in campo militare per i motivi che seguono:
Molti scienziati sfruttano le potenzialità dei droni subacquei per fare riprese sott’acqua in luoghi impervi e pericolosi, luoghi difficili per un sub da raggiungere da solo. In questo caso parliamo di droni subacquei ROV che sono dei robottini (più che veri e propri droni) che si immergono connessi, tramite un cavo, all’operatore che li guida da fuori. Ma in questa circostanza non ci sarà cavo.
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