Scovati nell’App Store applicazioni e programmi per Mac che trasmettevano informazioni degli utenti a server cinesi: Apple blocca svariati servizi dopo averne accertato il comportamento illegale.
Ancora una volta torniamo a parlare di questioni di privacy e violazioni della stessa: negli ultimi giorni Apple è dovuta intervenire a più riprese nel suo negozio digitale dedicato ai Mac per ostacolare una pratica tanto diffusa quanto dannosa per i suoi utenti.
La prima testa a saltare è stata quella di Adware Doctor, applicazione che aveva come nobile scopo quello di occuparsi del blocco delle pubblicità invasive al costo di soli 5 euro.
In realtà, è stato scoperto che questa applicazione, una volta scaricata ed installata sul Mac, prima di svolgere l’azione importante per cui era stata scelta nella categoria “Utilities”, si occupava di raccogliere tutti i dati relativi alla cronologia di internet, in particolar modo dei browser Safari, Chrome e Firefox.
Una vera e propria analisi che partiva con l’avvio della scansione, quella che avrebbe dovuto soltanto scovare programmi malevoli e proteggere il sistema da attacchi indesiderati.
È stato Patrick Wardle, esperto e ricercatore di sicurezza informatica, a dare per primo l’allarme di questa pratica vietata, con prove inconfutabili che illustravano come Adware Doctor preparava i dati da inviare ai server destinatari.
Stando alle sue dichiarazioni, inoltre, Apple sembra non aver preso provvedimenti prima che lo stesso Wardle decidesse di rendere di pubblico dominio la sua scoperta: fatte le dovute verifiche, la società di Cook ha riscontrato che l’app creava archivi zippati contenenti la cronologia dei browser e li inviava periodicamente ai server cinesi.
Da poche ore, inoltre, si sono aggiunti alla lista nera dei cattivi altri due programmi: Dr Cleaner e Dr Unarchiver. Entrambi i software professavano come scopo quello di effettuare scansioni e pulizia del sistema, ma seguivano le stesse modalità illecite di raccolta e condivisione dei dati degli utenti di Adware Doctor.
Apple è prontamente intervenuta per bloccare questo movimento poiché, oltre a raccogliere ed inviare i dati di cronologia dei browser Safari, Chrome e Firefox, Dr Cleaner e Dr Unarchiver tenevano traccia anche delle ricerche effettuate su Google.
Una miniera di dati preziosi, insomma, un bottino di altissimo valore costituito da informazioni personali private come gusti, preferenze, necessità, desideri, e tutto quanto siamo soliti cercare su internet digitando nella familiare barra di ricerca di Google, ovvero un contenitore nel quale gli sviluppatori mettevano illecitamente le mani rigirandolo a società terze per non meglio precisati motivi.
Ancora una volta, a farne le spese è il diritto alla riservatezza degli utenti che, ignari, fornivano di proprio pugno l’accesso alla directory principale che consentiva l’indebito prelievo.
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