La consolle di guida manuale del Vostosk 1 di Juri Gagarin
«La Terra è blu. Che meraviglia. È incredibile.»
Jurij Alekseevic Gagarin trascorse appena 1 ora e 48 minuti nello spazio, nel 1961. Avrebbe dovuto tornarci ancora, dopo qualche anno dalla storica missione Vostok 1, ma si schiantò a bordo di un piccolo caccia MiG-15UTI, il 27 marzo 1968, a soli 34 anni.
Pur non facendo parte in senso stretto del cosiddetto “club dei 27”, Gagarin resterà per sempre una vera rock star dello Spazio. Un eroe, ventisettenne all’epoca della missione Vostok 1, che deve la sua fama al coraggio di affrontare l’ignoto. Fu il primo uomo di sempre a volare nello Spazio, con un’attrezzatura che non garantiva affatto la certezza del rientro sulla Terra e senza avere un computer a bordo.
Alle 9:07 ora di Mosca del 12 aprile 1961 il maggiore Gagarin disse in radio “!” (andiamo!), spiccò il volo e compì un’intera orbita attorno alla Terra. Nel tragitto ellittico toccò un’altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, alla velocità di 27.400 km/h. Fu paracadutato di nuovo a terra alle 10:55, dopo un viaggio da “semplice” passeggero, interamente controllato attraverso un computer a terra.
La Vostok 1 non poteva essere comandata dal cosmonauta perché i test fatti precedentemente, con animali a bordo di navicelle analoghe, avevano evidenziato rischi connessi agli effetti negativi dell’assenza di gravità, che non garantivano il mantenimento delle capacità di pilotaggio. In caso caso di perdita di comunicazione radio a Terra, tuttavia, Gagarin avrebbe potuto sbloccare il sistema di controllo manuale (in foto) e tentare il rientro.
Nella missione dell’Apollo 11 del 1969, invece, l’equipaggio ha potuto contare sull’aiuto dell’Apollo Guidance Computer (AGC), sviluppato dal MIT, oltre che sull’efficienza di un voluminoso computer IBM a terra, con una potenza di calcolo notevolmente inferiore a quella di un moderno smartphone, ma all’epoca assolutamente all’avanguardia e capace di gestire il razzo Saturn V, le operazioni a Terra e le comunicazioni.
A cinque computer System/360 Model 75 installati al Mission Control del Manned Spacecraft Center di Houston erano inoltre affidati, nei momenti che hanno preceduto l’allunaggio, il monitoraggio e i calcoli di tutti i dati necessari per il volo, per la traiettoria di rientro in orbita, che è stata ricalcolata 400 volte nel corso della missione.
Negli anni successivi IBM tornò nello spazio anche nel film “2001 Odissea nello Spazio”: nella finzione cinematografica il computer HAL 9000 faceva il verso all’acronimo dell’azienda statunitense, utilizzando le tre lettere precedenti, una traslitterazione per indicare appunto IBM.
L’interno della navicella Apollo 11 con i sistemi computerizzati, non arrivavano alla potenza di un moderno smartphone
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