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Carenza di chip: mancano i microprocessori e l’industria tech va in crisi

Mancano i chip, stiamo vivendo quello che si chiama chip shortage, e così persino l’efficiente e miliardaria industria tecnologica va in crisi. Colpa della carenza di materiali per costruire i microprocessori, gli strumenti minuscoli che sono necessari per far funzionare i computer e altri dispositivi elettronici. Aziende leader del settore informatico come la Apple stanno cercando di correre ai ripari, ma gli impatti sui clienti e sulla produzione di nuovi accessori sono già evidenti. Ecco come si è arrivati a questa situazione e le parole degli esperti riguardo al possibile futuro della carenza di chip.

I motivi della mancanza dei processori

La carenza di questi oggetti tech ha iniziato a farsi notare già dallo scorso anno. Inizialmente il problema era solo un temporaneo ritardo nelle forniture, poiché le fabbriche in tutto il mondo erano chiuse causa Covid-19. Tuttavia, sebbene la produzione sia tornata alla normalità, un nuovo aumento della domanda guidato dal cambiamento delle abitudini alimentato dalla pandemia ha riavvicinato il settore al punto di crisi. Fra case automobilistiche che investono in veicoli elettrici ad alto contenuto tecnologico, il boom delle vendite di TV e computer e il lancio di nuove console di gioco e di smartphone abilitati per il 5G, è aumentata notevolmente la domanda di microprocessori. Tutti queste innovazioni hanno infatti bisogno per funzionare di chip interni, realizzati con il prezioso silicio che ha dato il nome anche alla Silicon Valley.

I ritardi di Apple per la carenza di chip

Persino la multinazionale Apple, la più grande acquirente mondiale di semiconduttori per cui spende 58 miliardi di dollari all’anno, è stata costretta a ritardare il lancio del tanto pubblicizzato iPhone 12 di due mesi l’anno scorso a causa della carenza. Nella stessa situazione la concorrente Samsung, che ha posticipato la produzione di nuovi smartphone. Navigano nelle stesse acque anche le case automobilistiche Nissan e Ford che, come riporta il quotidiano inglese The Guardian, hanno dovuto mettere in cassa integrazione numerosi operai e rallentare il processo di produzione. Tutta colpa dell’assenza di microprocessori.

Quando finirà la crisi di chip?

Secondo gli esperti, ci vorranno ancora due anni per far tornare tutto alla normalità. La carenza di chip sembra destinata quindi a persistere ancora per un po ‘di tempo. “Possono essere necessari fino a due anni per mettere in funzione complessi stabilimenti di produzione di semiconduttori. I produttori stanno aumentando significativamente i prezzi per la seconda volta in meno di un anno. Non vi è alcun segno di un recupero dell’offerta o di una diminuzione della domanda, mentre i prezzi aumentano lungo tutta la catena” ha detto l’analista Neil Campling. Il quale ha poi aggiunto: “questo coinvolgerà presto le persone comuni. Aspettatevi che le auto costino di più, così come i telefoni. L’iPhone di quest’anno non sarà più economico dell’anno scorso”.

È dello stesso parere l’azienda taiwanese TSMC che si occupa proprio della produzione di chip: “Taiwan Semiconductor Manufacturing Co Ltd sta facendo tutto il possibile per aumentare la produttività e alleviare una carenza di chip a livello mondiale, ma probabilmente le scarse forniture continueranno nel prossimo anno” ha spiegato un portavoce al sito Al-Jazeera. TSMC è il più grande produttore di chip del mondo e sta lavorando per mantenere i prezzi ragionevoli, secondo quanto riferito al sito di notizie. “Abbiamo acquisito terreni e attrezzature e avviato la costruzione di nuovi impianti. Stiamo assumendo migliaia di dipendenti e stiamo espandendo la nostra capacità in più siti” ha detto l’amministratore delegato in un briefing online. Nonostante il loro impegno, è probabile che la scarsità di chip duri ancora a lungo, facendo lievitare i prezzi per i clienti finali.


Carenza di chip: mancano i microprocessori e l’industria tech va in crisi - Ultima modifica: 2021-04-19T07:45:27+00:00 da Andrea Indiano

Giornalista con la passione per il cinema e le innovazioni, attento alle tematiche ambientali, ha vissuto per anni a Los Angeles da dove ha collaborato con diverse testate italiane. Ha studiato a Venezia e in Giappone, autore dei libri "Hollywood Noir" e "Settology".

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