Produrre biometano impiegando tonnellate di rifiuti organici. Tradotto, carburante dai rifiuti per alimentare le auto. Questa è la sfida che la Città metropolitana di Milano si appresta a raccogliere nell’ambito della sua strategia di transizione energetica, per arrivare ad alimentare ben 39mila automobili, pari a due volte e mezzo quelle circolanti, riciclando la quasi totalità delle 200mila tonnellate di rifiuti prodotti sul suo territori.
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Il biometano è un biocarburante a basso impatto ambientale, con proprietà del tutto equivalenti al metano di origine fossile, che pertanto può essere stoccato e distribuito attraverso infrastrutture già esistenti, e può essere utilizzato per alimentare autovetture, flotte aziendali o automezzi pubblici
Si tratta di un biocarburante avanzato, la cui realizzazione avviene per mezzo di tecnologie e biomasse nazionali ottenuto dagli scarti organici. Si ottiene raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici ed è un vero e proprio esempio di economia circolare. Il procedimento di raffinazione consente di recuperare i sottoprodotti di origine agricola e della frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata, evitando così di liberare il carbonio contenuto nei giacimenti di combustibili fossili.
La sua produzione porta vantaggi sia economici che ambientali. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico relativi al 2018, a fronte di 5.448 milioni di Sm3 (metri cubi standard) di metano prodotti, l’Italia ne ha importati 67.872 milioni, il 92,6% del totale. La produzione di biometano da matrici organiche sarebbe invece interamente nazionale e il biometano verrebbe impiegato presso il luogo di produzione, attivando una filiera davvero a Km 0.
Secondo il più recente rapporto di Ispra, la Città metropolitana di Milano produce circa 215 mila tonnellate/anno di umido e dispone di una capacità impiantistica per il trattamento anaerobico attualmente autorizzata pari a 90.000 tonnellate. Grazie agli impianti di gruppo Cap si potrebbero trattare tramite processi di digestione anaerobica ulteriori 107 mila tonnellate/anno di umido, senza bisogno di realizzare nuove strutture o nuovi impianti di produzione.
La quantità di biocarburante prodotta dagli impianti di gruppo Cap sarebbe potenzialmente in grado di alimentare circa 39.000 automobili, circa 2,5 volte il numero delle auto a metano circolanti nella Città metropolitana di Milano, per dare avvio a un modello di mobilità sostenibile finalizzato alla riduzione dei consumi e soprattutto delle emissioni.
“Ciò che emerge dallo studio, e fa parte dell’obiettivo che ci eravamo prefissi, è la grande potenzialità del nostro territorio, dove abbiamo aziende e impianti eccellenti che possono lavorare in sinergia con la pubblica amministrazione per fare economia e rigenerare l’ambiente. Crediamo che il nostro ruolo non sia più solo quello autorizzativo ma soprattutto quello di ente facilitatore e promotore dell’innovazione”, dichiara Roberto Maviglia, consigliere delegato di Città metropolitana di Milano.
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