L’app iOS di Zoom non invia più dati privati su Facebook. Tra i software (app) per videochiamate attualmente in uso durante la pandemia di coronavirus, Zoom, pur essendo presente da tempo, sta riscuotendo un successo senza precedenti. Diciamo pure quanto questo momento di isolamento sociale abbia fatto salire alle stelle la popolarità della piattaforma che fornisce servizi di conferenza remota.
Era emerso però da una ricerca condotta dalla divisione tecnologica di Vice, Motherboard, che l’app iOS di Zoom condivideva segretamente dati analitici con Facebook, anche se l’utente non aveva un account su Facebook.
Lo scorso venerdì Zoom, a seguito del polverone sollevato sulla questione Facebook, ha rilasciato un aggiornamento della sua app iOS che impedisce di inviare dati analitici al social network. Ha quindi aggiornato la scheda madre per interrompere l’invio di dati a Facebook, in quanto la società ha riscontrato che alcuni dei dati inviati “non erano necessari“.
“Inizialmente abbiamo implementato la funzione ‘Accedi con Facebook’ utilizzando Facebook SDK per iOS (Software Development Kit) al fine di fornire ai nostri utenti un altro modo conveniente per accedere alla nostra piattaforma. Tuttavia, ci siamo resi conto che il Facebook SDK stava raccogliendo informazioni sul dispositivo non necessarie per fornire i nostri servizi “, ha dichiarato Zoom in un post sul blog venerdì.
“La privacy dei nostri clienti è sostanziale per noi, e quindi abbiamo deciso di rimuovere l’SDK di Facebook nel nostro client iOS e abbiamo riconfigurato la funzione in modo che gli utenti possano ancora accedere con Facebook tramite il loro browser“, afferma lo staff di Zoom nel post di chiarimento pubblicato.
Gli utenti ora dovranno aggiornare all’ultima versione di Zoom su iOS per vedere la modifica. La nuova versione è già disponibile dallo scorso venerdì.
Chiariamo. Questo tipo di trasferimento dei dati non è raro, soprattutto per Facebook. Molte app usano i kit di sviluppo software (SDK) di Facebook come mezzo per implementare più facilmente le funzionalità nelle loro app. Il che ha anche l’effetto di inviare informazioni a Facebook. Ma gli utenti di Zoom potevano non essere consapevoli di ciò che stava accadendo, né comprendere che quando utilizzavano un prodotto, potevano fornire dati a un altro servizio.
Dopo aver scaricato e aperto l’app, Zoom si connetteva all’API Graph di Facebook, secondo quanto scoperto dall’analisi di Motherboard sull’attività di rete dell’app. L’API Graph è il modo principale in cui gli sviluppatori acquisiscono o estraggono dati da Facebook.
L’app Zoom notificava a Facebook quando l’utente apriva l’app, i dettagli sul dispositivo dell’utente, come il modello, il fuso orario e la città da cui si connette, il gestore telefonico che stava utilizzando e un identificatore univoco dell’inserzionista creato dal dispositivo dell’utente che le aziende potevano utilizzare per indirizzare lo stesso con annunci pubblicitari.
Mentre la politica sulla privacy di Zoom menzionava che l’app poteva raccogliere dati relativi al profilo Facebook di un utente, i quali potevano quindi essere condivisi con terze parti (sebbene Facebook non era esplicitamente menzionato come terza parte), non dava alcuna chiara indicazione per gli utenti che non hanno un account Facebook.
Zoom ha già una storia di problemi di privacy. Nel 2019, era stato scoperto un bug che consentiva di hackerare le webcam degli utenti di Zoom a loro insaputa, anche se la società affermò poi che il problema è stato risolto. Mentre la Electronic Frontier Foundation (EFF) ha recentemente spiegato come un host in una chiamata Zoom può monitorare le attività dei partecipanti durante la condivisione dello schermo. Se gli utenti registrano la videochiamata, gli amministratori di Zoom sono in grado di “accedere ai contenuti di quella chiamata registrata, inclusi file video, audio, di trascrizione e di chat, nonché di accesso ai privilegi di condivisione, analisi e gestione del cloud“.
Zoom è una delle piattaforme software per videoconferenze migliore sul mercato. Da la possibilità di tenere lezioni online e corsi didattici di ogni genere senza che ci sia bisogno di essere presenti all’interno dell’aula. Per questo è molto utilizzata dalle scuole attualmente. Una piattaforma estremamente versatile, dunque, capace di adattarsi alle esigenze più disparate. Quindi bene ma non benissimo.
Un portavoce di Facebook aveva fatto sapere che: “È prassi comune che gli sviluppatori condividano informazioni con un’ampia varietà di piattaforme per la pubblicità e l’analisi dei dati. Utilizziamo i dati che le aziende condividono con noi come indicato nella nostra Normativa sui dati (che potete trovare qui) e per fornire alle aziende i servizi standard del settore. Chiediamo agli sviluppatori di app di essere chiari con i loro utenti sulle informazioni che condividono con noi. E’ possibile avere maggiori informazioni sui nostri requisiti per la trasparenza nelle nostre Condizioni per gli strumenti di Facebook Business, in particolare alla sezione 3(b).”
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