Cosa sanno di noi Google e Facebook? L’app Rita può saperlo e mostrarlo

Una nuova applicazione per iPhone chiamata Rita si pone l’obiettivo di semplificare l’accesso ai dati personali, per mostrarci a colpo d’occhio il modo in cui i giganti del Web le usano per profilarci. Cosa sanno quindi Google e Facebook di noi? L’app Rita, il cui nome deriva dall’abbreviazione “Right to Access”, cioè il diritto all’accesso ai propri dati garantito dalla GDPR, non si limita a scaricare i dati sullo smartphone, salvandoli dagli account online, ma li organizza in grafici e liste facilmente comprensibili e consultabili anche da chi non possiede particolari conoscenze informatiche.

Disponibile sia sul PlayStore di Google che sull’App Store di Apple, l’app Rita semplifica anche il processo di richiesta di rimozione dei dati personali automatizzando l’invio delle email agli inserzionisti pubblicitari che le hanno raccolte tramite gli strumenti di Facebook o Google (più avanti sarà possibile recuperare i dati anche da Instagram, Spotify e altri fra i servizi più diffusi).

Come nasce il progetto dell’app Rita

L’app Rita nasce dall’idea degli studenti Guglielmo Schenardi e John Arts poco dopo l’entrata in vigore del Gdpr nel maggio 2018. “Ci siamo conosciuti frequentando un corso di Legge digitale all’Escp Business School. Per avviare il progetto all’inizio abbiamo deciso di affidarci a dei freelence, ma da settembre abbiamo creato un vero team di 9 persone sparse in tutto il mondo – racconta Schenardi, 22enne che oggi frequenta il China MiM Bocconi-Fudan – John è di Anversa, abbiamo poi uno sviluppatore in Brasile, uno in Kazakistan e un ragazzo lituano che vive a Genova. La designer croata risiede in Germania, mentre un nostro compagno di università ci aiuta con la parte business da New York. Siamo tutti poco più che ventenni ma con alcuni anni di esperienze lavorative alle spalle”.

Cosa possiamo sapere dall’applicazione

Con Rita possiamo sapere quale valore ha il nostro account per le aziende, su quali pubblicità siamo andati, in quale categoria ci hanno inserito ma, soprattutto, possiamo avere l’elenco di aziende che hanno ricevuto dati da Google e Facebook.

A quel punto potremo inviare loro una email confezionata da Rita, per chiedere che i dati in loro possesso siano cancellati entro 30 giorni. Così come la normativa GDPR permette di fare. Con l’abbonamento Pro questa richiesta viene inviata automaticamente, con la possibilità di tracciare la risposta.

Per scaricare le informazioni all’interno di Rita basta selezionare uno dei servizi (Google o Facebook) al quale richiedere i dati ed effettuare l’accesso con le proprie credenziali. In qualche minuto la richiesta viene processata in automatico e Rita è in grado di scaricare ed elaborare il tutto generando un’interfaccia di facile consultazione.

E appunto, oltre a semplificare l’organizzazione e la lettura dei dati, Rita si prefigge di aiutare l’utente a richiedere la rimozione delle informazioni, come previsto dalla GDPR. Da un menu dedicato si può limitare l’accesso delle aziende alle nostre informazioni, togliersi dalle email promozionali, e personalizzare i propri interessi in modo da scombinare la profilazione pubblicitaria di Facebook.

Con la versione pro dell’app è possibile anche tenere traccia dell’aggiornamento dello stato delle richieste di rimozione dei dati. La versione avanzata di Rita per ora non si paga, ma si può sbloccare invitando altri tre amici a provare l’applicazione. Sulla base di questo processo e in funzione della quantità dei dati controllati dalle aziende, Rita calcola infine un punteggio, il Privacy Score, allo scopo di rendere più intuitivo il livello di diffusione dei nostri dati personali.


Cosa sanno di noi Google e Facebook? L’app Rita può saperlo e mostrarlo - Ultima modifica: 2021-04-08T10:01:54+00:00 da Francesco Marino

Giornalista esperto di tecnologia, da oltre 20 anni si occupa di innovazione, mondo digitale, hardware, software e social. È stato direttore editoriale della rivista scientifica Newton e ha lavorato per 11 anni al Gruppo Sole 24 Ore. È il fondatore e direttore responsabile di Digitalic

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