Le aziende adottano sempre più soluzioni di analytics. Ma sono una minoranza quelle che le usano per trasformare davvero il proprio business.
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L’area dei dati e del data analytics è ormai in cima alle priorità di investimento dei Chief information officer in tutto il mondo. Ma a questo non corrisponde ancora una maturità delle aziende e una loro propensione a “trasformarsi”, traendo vantaggio proprio dalle evidenze che emergono dall’analisi dei big data. È quanto emerge dalla ricerca “Survey Analysis: Traditional Approaches Dominate Data and Analytics Initiatives” realizzata su scala globale da Gartner, secondo la quale nella maggior parte dei casi (91% del campione) le tecnologie di analytics non sono applicate a un livello tale da collocarsi al centro delle strategie di business.
Gartner nell’indagine ha presentato cinque livelli possibili di maturità nell’adozione. La maggior parte delle aziende si è posizionata nei tre livelli più bassi: Basic (5%), Opportunistic (21%) e Systematic (34%). Solo una minoranza – seppure importante – si posiziona nei livelli di adozione più matura e collegata al business, definiti Differentiating (31%) e Transformational (9%). A fare eccezione sono soprattutto le società che hanno headquarter nell’area dell’Asia-Pacifico, dove il 48% ritiene di potersi posizionare sugli scalini più alti, contro il 44% dell’America settentrionale e il 30% in Europa, Medio oriente e Africa. Una lettura più generale evidenza che la fetta più ampia degli intervistati ha piazzato se stessa sui livelli intermedi, il terzo (34%) o il quarto (31%), mentre il 21% si considera al livello due e il 5% al livello uno. Soltanto il 9%, infine, si pone al 5 dandosi così il massimo dei voti.
La ricerca rivela inoltre che, nonostante cresca l’attenzione verso forme sempre più sofisticate di analisi dei dati come quelle abilitate dal machine learning e dall’intelligenza artificiale, “le forme tradizionali di analytics e business intelligence rimangono una parte cruciale e questo aspetto probabilmente non cambierà nel futuro più prossimo”.
Nonostante la diffusione di forme anche avanzate di analisi dei dati, il reporting e le dashboard sono ancora nella maggior parte considerati più business-critical. Analogamente, le sorgenti dati più diffuse sono ancora quelle interne come i dati transazionali e solo in misura minore si adottano fonti di dati esterne.
Quanto alle difficoltà che le aziende incontrano per implementare una strategia più strutturata, le risposte non sono univoche. Emergono tre problematiche: migliorare l’efficienza dei processi (54% di citazioni), migliorare la customer experience e facilitare lo sviluppo di nuovi prodotti (per entrambi il 31% ). Molto più variegata appare la distribuzione degli ostacoli che le aziende sperimentano nell’implementazione di soluzioni di analytics. Ci sono però tre elementi spesso citati: la definizione di una strategia, capire come trarre valore dai dati, risolvere le questioni legate alla governance.
Nel campo delle infrastrutture, l’on-premises domina su scala globale, con una forbice tra il 43 e il 51% a seconda dei casi d’uso. Segue il public cloud puro, dal 21 al 25%, mentre gli ambienti ibridi sono tra il 26 e il 32% del totale. “Il luogo in cui si svolgono gli analytics è spesso lo stesso in cui i dati vengono generati e conservati – spiega Jim Hare, vicepresidente della ricerca in Gartner – i carichi di lavoro che si sono spostati sul public cloud sono molto recenti e il fenomeno non sarà evidente finché non ci sarà uno spostamento più massiccio. Questo scenario potrebbe verificarsi, ma chiederà una transizione che durerà anni”.
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