Il patchwork italiano per l’innovazione
L’innovazione è un mosaico, fatto di tante tessere diverse, il risultato completo si vede solo se ogni pezzo va al suo posto, è un disegno corale fatto da persone, imprese, infrastrutture e Stato. Se ognuno fa bene la sua parte nasce un ambiente che stimola l’innovazione, altrimenti è solo una bozza, con qualche tessera magari bellissima, qualche persona e qualche impresa di successo, ma dove manca un disegno generale.
Nessuno innova da solo, o meglio nessuno innova da solo a lungo. Per farlo occorrono due cose, che sembrano in contrasto ma non lo sono: competizione e collaborazione.
La Silicon Valley non è un luogo magico, ma un posto in cui ci sono tante aziende e tante persone che ogni giorno si confrontano con altre imprese concorrenti e dello stesso livello nel medesimo settore e che collaborano con altre società simili, magari attive in ambienti analoghi.
In Italia questo manca e le imprese si trovano spesso ad innovare da sole, non hanno concorrenti di pari livello, non incontrano altri soggetti con cui collaborare sullo stesso piano, ognuno è solo nel mare digitale, per questo a volte l’impeto innovativo si spegne o va verso altri porti, all’estero.
Eppure di possibilità ce ne sarebbero: la moda, il turismo, il cibo, sono ambienti in cui l’Italia è protagonista a livello mondiale, anche perché si tratta di settori in cui, già dentro i confini nazionali, sperimenta competizione e collaborazioni di grande spessore e questo “allenamento” ha portato a prestazioni straordinarie.
Lo stesso non succede per la tecnologia pura, per il digitale, qui l’innovazione è un disegno accennato, fatto di isole, di tessere spaiate di un mosaico che non finisce mai.
L’idea della nostra copertina è proprio questa, cucire insieme le varie isole dell’eccellenza digitale in Italia. È la rappresentazione di quello che potremmo realizzare: il patchwork dell’innovazione in cui elementi diversi creano un quadro comune mantenendo le proprie unicità, un progetto condiviso in cui ogni elemento trova il suo posto in un ambiente che non deve ricalcare la Silicon Valley (cosa per altro impossibile) ma creare, a modo nostro, un sistema in cui l’innovazione di uno possa alimentare quella di altri.
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