In questo tempo di Covid si fa un gran parlare di restrizioni alla vita sociale in conseguenza dei vincoli fortissimi imposti a numerose attività produttive e ricreative, bar e ristoranti prima di tutti.
Si discute molto anche di DAD, la tanto contestata didattica a distanza che sostituisce le lezioni in classe di maestri e professori ai nostri studenti.
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Personalmente non mi sento di stracciarmi le vesti invocando un presunto vantaggio educativo delle lezioni in aula.
Credo al contrario che questa soluzione imposta dalla pandemia rappresenti in realtà una bella opportunità, per snellire e modernizzare metodi di insegnamento ancora troppo legati ai mezzi tradizionali.
Un corretto uso delle tecnologie informatiche a distanza consente infatti allo studente di responsabilizzarsi maggiormente – rispetto a molte situazioni di annoiato non ascolto in classe – ponendolo in grado di sviluppare un approfondimento diretto e creativo degli argomenti in discussione, anche ampliandoli all’interno di una sorta di formazione personalizzata.
Il grande valore del web come utile mezzo di ricerca può così essere sfruttato appieno e con indiscutibile profitto sul piano dell’apprendimento.
Mi ha aiutato in questa riflessione un mio fatto di pochi giorni fa.
Mi ero finalmente deciso a mettere mano a polverosi scatoloni di famiglia per fare un po’ di ordine in un vecchio magazzino della casa di campagna.
Fra le tante cose conservate e dimenticate mi sono capitati in mano i manuali di storia del mio liceo. Sfogliandoli mi sono reso conto di quanto fosse parziale e insufficiente l’informazione didattica fornita a noi studenti degli anni Settanta, soprattutto in tema di storia contemporanea.
È infatti impossibile trovare in quei libri di testo una ricostruzione completa della nostra storia del Novecento, secolo peraltro pieno di avvenimenti, anche purtroppo tragici.
Se, per esempio, i fatti legati al ventennio fascista e alla guerra persa hanno trovato ampio spazio informativo in contesti anche diversi dai libri di scuola, cosi come l’orrore della Shoah e delle stragi naziste, esiste invece tutta una storia volutamente omessa perché sacrificata all’utile quanto falso mito degli italiani brava gente, un mito che trova in realtà triste smentita nel comportamento tenuto dai nostri governi nelle varie avventure legate alle campagne d’Africa.
Un’ espansione imperialista caratterizzata da stragi infami di civili e che, contrariamente a quanto si è indotti a credere, non è solo del periodo fascista, ma appartiene anche a governi ben precedenti e apparentemente liberali come quello di Giovanni Giolitti dei primi anni del Novecento, autore, per esempio, di una strage per rappresaglia di almeno tremila civili nella città di Tripoli alla fine dell’anno 1911.
Quasi tutti oggi, sentendo il nome delle Fosse Ardeatine o di Sant’Anna di Stazzema, sappiamo di cosa si parla, ma quasi tutti ignoriamo invece il nome Debre Libanos, che era il nome di un monastero in Etiopia dove, sempre per rappresaglia, furono uccisi nel 1937, dagli italiani brava gente, duemila persone tra monaci copti e pellegrini. Si potrebbero citare decine di altri casi analoghi, se non peggio, ma quasi nessuno li conosce.
Ecco, io credo che se ai tempi del Liceo avessi potuto contare sul web, e fossi stato stimolato a usarlo partendo anche solo da una parola o da una noticina in calce a un libro, avrei imparato molte più cose. Credo anche che la lezione in aula in presenza di un professore in cattedra, con tutti gli allievi sdraiati sulle loro sedie, non sia il modo migliore per perseguire questo tipo di apprendimento.
Ben venga allora la DAD o, come dicono quelli più bravi, l’e-learning.
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