Scoodle è un app che vuole rendere influencer le persone che possono influenzare davvero e in modo positivo: gli insegnati, creata da uno dei fondatori di Twitter.
Scoodle gli insegnati diventano influencer
Gli influencer sono diventati i personaggi famosi per antonomasia nell’era dei social media, ma non sempre sono meritevoli della notorietà; la startup inglese Scoodle vuole provare invece a rendere celebri gli insegnanti e i tutor che si occupano di aiutare studenti in difficoltà e scolari di tutto il mondo. Sostenuta dal fondatore di Twitter e ora imprenditore Biz Stone, l’azienda con base a Londra Scoodle è l’esempio migliore del tentativo del mondo tech di ripulire la propria immagine e iniziare gli anni ’20 del Duemila con una nuova versione migliore di internet e delle sue applicazioni.
La compagnia inglese è stata fondata nel 2017 e si presenta come una piattaforma dove studenti e studiosi possono cercare insegnanti e tutor della materia prescelta. A differenza di altri siti simili, Scoodle permette agli iscritti di fare domande e agli esperti di rispondere ricevendo punti e like che li fanno diventare influencer. In questo caso è quindi la conoscenza a essere premiata e sono gli stessi utenti a decidere quale tutor merita i primi posti della graduatoria. Con un mix fra Instagram, LinkedIn, Quora e un sistema di prenotazione, Scoodle è sempre più utilizzato in Inghilterra dove ormai le lezioni di ripetizione e ripasso per esami si prenotano quasi sempre online. Con il successo sono arrivati anche importanti finanziamenti: ben 760mila dollari in fondi da investire per lo sviluppo del sito.
Scoodle ospita migliaia di tutor delle migliori istituzioni educative del Regno Unito, tra cui l’Università di Oxford, l’Università di Cambridge, l‘Imperial College di Londra e molte altre. La storia della startup è iniziata quando il suo fondatore, Ismail Jeilani, non poteva permettersi di andare all’università e non voleva chiedere un prestito per l’iscrizione.
Così decise di guadagnare i soldi per la retta dando lezioni private e in due anni riuscì a ottenere il denaro necessario; da questa esperienza nacque l’idea per Scoodle. “I tutor sono creatori di contenuti. Realizzano costantemente materiali e risorse utili per i propri studenti. Meritano perciò di essere riconosciuti – ha detto Jeilani – Linkedin ha creato un’identità professionale. Facebook ha creato un’identità sociale. Scoodle creerà un’identità didattica. Un giorno avremo davvero una Kim Kardashian dell’educazione”. Il riferimento a una delle influencer più note del mondo ben rappresenta le ambizioni del fondatore e del suo team. A differenza di altre applicazioni dello stesso campo, Scoodle non riceve nessuna commissione sulle prenotazioni. Dopo essere arrivato a centomila utenti su dispositivi mobili e web, è stato di recente introdotto un modello di abbonamento per gli iscritti. Chiunque può prenotare, inviare messaggi e accedere ai contenuti dei tutor gratuitamente, ma solo gli abbonati possono porre domande direttamente ai tutor sulla piattaforma.
Fra i nuovi finanziatori della startup didattica inglese c’è anche Christopher “Biz” Stone, volto noto della Silicon Valley e oggi conosciuto come uno degli “angel investors” più disponibili degli Usa. Insieme a Jack Dorsey, Stone mise le basi per Twitter nel 2006 facendolo diventare uno dei social media più diffusi al mondo. Negli ultimi anni ha aiutato a crescere aziende del calibro di Slack, Medium, Pinterest e Beyond Meat (dedicata al nuovo ricco trend della carne creata in laboratorio) prima di puntare su Scoodle.
Il fatto che magnati come Stone decidano di investire nell’istruzione dimostra come fra i nuovi campi di interesse del mondo tech ci sia ora anche l’educazione, un’attenzione già dimostrata dai recenti progetti scolastici di Amazon e dal social network lanciato dall’attrice di Game of Thrones Maisie Williams. Internet vuole provare a rendere le nuove generazioni più intelligenti dimenticato gli errori del passato; ci riuscirà?
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