IoT: Internet of things, o “things of internet”? Vi siete mai fermati a riflettere sugli oggetti che vi circondano? Ecco como il digitale ci cambia la vita
Futurap
Internet of things, o “things of internet”? Vi siete mai fermati a riflettere sugli oggetti che vi circondano? Le cose e il possesso hanno ancora un senso nell’era in cui possono avere una componente virtuale analoga e sostituita a quella fisica (bitcoin e moneta, ebook e libri di carta)? Forse possiamo scoprirlo semplicemente guardando al nostro quotidiano
di Futura Pagano*
Provo a stilare una sorta di lista: le cose che il digitale ha introdotto nel (mio) comportamento di consumo e uso e quelle che ha fatto (o sta per fare) scomparire inesorabilmente. Partiamo dall’in, che è sicuramente un’operazione più facile. Basta guardarsi attorno e ripercorrere con la memoria un presente o passato prossimo. E iniziamo con la cosa più scontata:
-SMARTPHONE che lui sia sempre lo stesso o un modello in divenire, quasi umanizzato nel crescere e assottigliarsi ripercorrendo un ciclo di vita vero con i suoi cambiamenti, è il compagno fedele e a volte un po’ ossessivo delle mie giornate. Mi piace definirlo un connettore di mondi, evidentemente per la sua funzione primaria e fondamentale di farmi entrare in contatto con le persone, i network, da quelli “sociali” alle cerchie più intime, private. Lo smartphone è anche quella cosa che mi sveglia la mattina, mi ricorda gli appuntamenti e quindi a cui ho affidato la capacità d’ordine e disciplina della mia quotidianità e memoria. E a proposito di questo, è lo strumento per fermarla, la memoria, attraverso scatti raccolti in timeline ordinate che ripercorrono attimi di vita estremamente mobili. Spesso mi tradisce, stressato e scarico un po’ mi assomiglia. Ma proprio come me basta poco per caricarlo e torna alle sue super prestazioni sprint.
-COMPUTER PORTATILE E TABLET se lo smartphone è la “cosa di internet”, il portatile è il mio fido compagno di lavoro. Intimamente connesso alla prima wifi free, snello di documenti proprietari grazie al cloud, sovraccarico di download. Le giornate passate senza un nostro incontro sono sempre più rare, così come lo sono quelle in cui il lavoro mi lascia attimi di tregua. In mobilità viene sostituito dal tablet, un big smartphone e mini portatile, che diventa anche il mio schermo preferito per vedere film e youtube video durante i frequenti viaggi in treno e il mio scrigno di…
-EBOOK che il digitale abbia avuto l’effetto di una bomba nel mercato editoriale possiamo considerarla una certezza, su cosa voglia dire in termini numerici e fenomeni sociali forse ne abbiamo meno consapevolezza. I dispositivi come smartphone e tablet hanno trasformato la lettura in un comportamento prima di tutto elettronico, poiché siamo consumatori e produttori di contenuti “digital first”. Il mercato degli ebook venduti solo nel 2013 secondo Morgan Stanley si attesterebbe intorno alle 859 milioni di copie (circa la metà da Amazon): un trend in rapida ascesa in un settore, quello editoriale, che da anni soffre di una vera e propria sindrome di abbandono (il 2013 ha registrato un segno negativo del -6,1% del bacino dei lettori in Italia). Questo cambiamento si riflette sempre di più nella mia vita di “lettrice onnivora”: qualche giorno fa per ingannare l’attesa di un treno sono entrata in una libreria e mentre guardavo senza rimanerne particolarmente attratta le centinaia di volumi sugli scaffali, mi sono soffermata a pensare a quanto tempo fosse passato dall’ultima mia visita in una libreria (tanto), a quanti libri cartacei io avessi comprato nell’ultimo anno (pochi) rispetto a quelli acquistati in formato digitale (tantissimi). E dai libri la riflessione è passata alle riviste e ai giornali (nel mio passato di addetta ufficio stampa compravo più copie al giorno) e mi sono detta “It’s a digital revolution, baby”. Poi però non ho resistito e ho comprato il libro che ha vinto il Premio Strega. Rimango convinta che il formato conti poco rispetto allo spessore culturale di un prodotto editoriale. I contenuti fanno la differenza, sempre, in un prodotto, sia esso di carta o di codice. #Unlibroèunlibro, come dice l’omonima campagna di sensibilizzazione contro “la discriminazione” verso l’editoria digitale, tassata drasticamente di più rispetto a quella cartacea. Ma la fruibilità, accessibilità e facilità d’uso creano nuovi comportamenti di consumo, che rendono sostenibili o meno alcuni mercati a discapito di altri. La capacità di reinventare un settore è fondamentale, è evidente. E ora ripassiamo con una nostalgica carrellata gli oggetti che fanno ormai parte di un passato analogico o di momenti sporadici e sempre più rari:
-MACCHINA FOTOGRAFICA l’ultima che ho acquistato era compatta, mirror less, completamente digitale, sia nella visualizzazione che nella connessione a wifi e dispositivi mobile. L’ho comprata con l’intento di fare belle foto a cibo, eventi, persone da usare nella mia attività social e blogging. Usata per qualche mese assiduamente, da un po’ è nell’armadio bianco vicino alla televisione, sostituita dalla fotocamera del mio smartphone, da Instagram e dai tool che compensano la mia attitudine fotografica piuttosto mediocre. La porto con me in vacanza e per occasioni “speciali”.
-LA CHIAVETTA USB ce la mettono tutta per rimanere in pole position, diventando gadget di eventi e sponsor, assumendo improbabili forme, ma la verità è che il cloud ha la meglio sull’archiviazione nei dispositivi. E io sogno un google drive illimitato in cui salvare anche letture e non solo miei documenti (Larry, se mi leggi, cosa stai aspettando a creare o acquisire il tuo bookmarklet integrato con app e browser?)
-CD da quando il mio portatile non ha più il “buco” per i dvd, gli unici cd che “maneggio” sono quelli della raccolta limited edition degli Smashing Pumpinks, almeno una volta all’anno. Roba da feticisti.
-L’OROLOGIO DA POLSO che fino a qualche anno fa non potevo permettermi di dimenticare essendo legata a orari rigidi ed appuntamenti. Oggi è sostituito da un braccialetto che misura il mio battito, la qualità del mio sonno e la quantità di attività fisica che produco in una giornata. Troppa, decisamente troppa.
*Futurap è Futura Pagano, salentina amante della buona cucina, della rete e del pensiero laterale. Mi occupo di comunicazione e di social collaboration, aiutando le aziende a scoprire e a cogliere tutte le opportunità del digitale e del web 2.0. Sono consulente per agenzie di social media marketing, redattrice per testate di settore hi-tech, con un passato in Egorego, Coldiretti, Wunderman - network di agenzie internazionali specializzate in digital marketing. Oggi freelance, docente e project manager di una scuola di formazione sulle discipline del digitale.